La signora del virus. La paladina della scienza libera. Stiamo parlando della virologa Ilaria Capua, che decise di rendere di pubblico dominio la sequenza genica del virus dell’aviaria. A renderla nota purtroppo furono soprattutto le pesanti accuse che subì: la ricercatrice fu indagata per reati che avrebbero potuta portarla all’ergastolo e divenne vittima di un vero e proprio linciaggio giornalistico e giudiziario. Non a caso se ne andò a vivere a migliaia di chilometri di distanza: ora vive in Florida, dove dirige un dipartimento universitario.

Ci racconta questa revolutionary mind, che aveva a cuore la salute pubblica (“la salute del mondo è una e indivisibile: esseri umani, animali e piante”), la regista Costanza Quatriglio. Scritto a quattro mani insieme a Francesca Archibugi e ispirato al libro Io, trafficante di virus di Ilaria Capua, il film (Trafficante di virus), targato Medusa, è stato presentato al 39° Torino Film Fest e sarà al cinema come evento speciale dal 29 novembre al primo dicembre e poi su Prime Video dal 13 dicembre.

Ad interpretare la Capua, nel film Irene Colli, vi è Anna Foglietta. Nel cast anche Michael Rodgers, Andrea Bosca e Paolo Calabresi. Vaccini, epidemie, pandemie, virus che minacciano l’umanità pronti a mutare e a fare il salto della specie, focolai, spillover e via dicendo, se al posto dell’uccello selvatico dell’aviaria ci fosse un pipistrello sembrerebbe (purtroppo) quasi un instant movie. Ma questa vicinanza, nonché assonanza con il Covid, non crea armonia, al contrario risulta quasi cacofonica, talmente siamo stanchi dell’argomento trattato. Non è solo questo il punto. Il fatto è che, pur attingendo all’esperienza maturata nei laboratori di chimica nel suo precedente film Con il fiato sospeso (2013), la Quatriglio non riesce a restituirci pienamente il ritratto di questa donna libera, determinata, ingombrante e scomoda e al suo posto prevale lo stereotipo. Il risultato è poco appassionante e la cronologia poco lineare, piena di salti temporali (si passa dal 2016 al 2014 e poi al 1999 per poi nuovamente tornare al 2014 e così via) non è esplicativa, crea confusione e dà il colpo di grazia. Peccato perché la Foglietta è brava e la storia di questa scienziata che voleva aprire un istituto di ricerca nel suo paese per prevenire le future pandemie, un'occasione persa per l'Italia, era a dir poco preveggente.