Un silenzio particolare. E' quello che vuole Matteo al termine di una giornata durante la quale gli è stato chiesto uno sforzo superiore alle sue forze. Matteo non è un ragazzo come gli altri, la sua mente risponde diversamente agli stimoli esterni, rendendogli la vita una continua lotta. Ma anche la conquista quotidiana di piccoli territori: il lento avvicinamento agli altri, la difficile accettazione del rapporto con la madre, una canzone cantata di fronte al focolare. Matteo è il figlio di Stefano Rulli e Chiara Sereni, due genitori speciali. In primo luogo per non essersi mai nascosti i problemi del figlio, e poi per aver deciso di regalare la loro esperienza a quanti condividono gli stessi sentimenti. Dal 1998 sono infatti tra i promotori delle attività della Città del sole, un organismo dedito ad aiutare i diversamente abili a sentirsi il più possibile liberi di vivere azioni ed emozioni. In un cascinale battuto dal vento della Val di Peglia, i ragazzi si incontrano, si amano, cantano, scrivono poesie. Sembra tutto naturale, eppure Matteo fa fatica a inserirsi, da lontano segue quelli che non riesce a sentire come amici, preferisce il riparo sicuro dell'interno dell'auto del padre. Lungo è il cammino che lo porterà a cercare un inserimento, ad abbracciare finalmente la madre. La macchina da presa registra ogni piccolo successo, le improvvise cadute che annullano quanto faticosamente acquisito, e soprattutto cattura ciò che sembra impossibile fissare con le immagini: l'amore. Puro e assoluto, ma non privo di quel senso critico che è l'unica arma usabile per far crescere un ragazzo altrimenti destinato a un'eterna infanzia. In Chiara e Stefano non vediamo mai ombra di dannosa accondiscendenza, mentre presente è la forza di un continuo affettuoso distacco. Lo stesso dimostrato nel documentare una parte così intima della propria vita, alla cui base possono esserci tante motivazioni: il desiderio di sublimare il dolore, la volontà di regalare a chi soffre una speranza, persino la voglia forse inconfessata di dare una lezione a chi, non toccato da nessuna ferita, stenta a comprendere e accettare. E tutto senza arroganza, anzi semmai con l'umiltà di chi è pronto ad ammettere, nonostante gli sforzi, di sbagliare. Così Rulli chiede scusa a Matteo per non averlo capito, quel giorno lontano che non voleva uscire dalla macchina. Finalmente ora lo capisce. Come recita la splendida poesia di una ragazza che non c'è più, ospite amata della Città del sole, "amico pensoso, ti comprendo".