Opera seconda di Gianfranco Quattrini, regista peruviano di origini italiane formatosi in Argentina, Toxic Jungle racconta la storia di Federico Santoro (Robertino Grandos), un ex rocker noto come Diamond Santoro (Emiliano Carrozzone) che, assieme al fratello Nicolas (Manuel Fanego), è stato pioniere e simbolo del rock psichedelico argentino. Nicky muore prematuramente, non realizzando il suo sogno: intraprendere un viaggio nel cuore dell’Amazzonia alla ricerca di un santone che gli facesse assumere l’ayahuasca, una sostanza allucinogena con finalità magico-terapeutiche. Così, a distanza di moltissimi anni, Federico decide di portare a compimento il viaggio mai concluso dal fratello, coadiuvato dalla ex fidanzata di Nicolas Pierina (Camila Perissé), nella speranza di liberarsi dal terribile passato che lo tormenta.

Un film che alterna contemporaneità a flashback che riportano lo spettatore nelle tipiche atmosfere ribelli dei Settanta, all’interno delle quali giovani generazioni si muovono tra sesso libero, droghe e rock’n’roll. La sceneggiatura prevede sbalzi temporali drastici, serrati, mentre la regia punta sul netto contrasto tra la fisicità che contraddistingue due differenti generazioni. Ma non solo Federico viene perseguitato dai demoni interiori. Anche i co-protagonisti infatti presentano allo spettatore le proprie paure e i propri drammi, il tutto però sovrapposto in maniera poco fluida così da non lasciare il giusto spazio a ciascuna vicenda culminando in un calderone di elementi non lineari e molto differenti tra loro. Anche i flashback sembrano strutturati su luoghi comuni ed elementi privi di originalità attraverso i quali gli sceneggiatori e Quattrini mirano a ripercorrere le avventure di una band in maniera quasi biografica per poi concludere una drammatica vicenda con un viaggio spirituale. Proprio quest’ultima fase sembra difatti la sola in grado di risollevare le sorti del film, che scorre in modo troppo frammentato e disconnesso.

Persino il fattore musica, trait d’union tra passato e presente del protagonista, viene meno per via dei troppi inserimenti in un film della durata standard di appena 90 minuti.