Orrore e film d’avventura. Uomini che pendono dagli alberi senza la pelle, bestie selvagge assetate di sangue. La giungla è il campo di battaglia per uno scontro intergalattico, tra umani e alieni, tra civiltà e anarchia. Va in scena la paura dell’ignoto, di ciò che la scienza non può spiegare.

Questi erano gli ingredienti di un cult, di un caposaldo del genere muscolare. In una parola: Predator, l’incubo che diventa realtà. Era la fotografia di un’epoca. La fantascienza tornava a essere matura, non solo per Blade Runner, ma per Alien, il male che abita dentro di noi e cerca una via di uscita. Predator è sempre stato il suo cugino più fracassone, machista, con addirittura “l’immenso” Arnold Schwarzenegger in prima fila. Un superuomo per salvarci tutti, per riportare la speranza in una società in affanno che, con Reagan e la fine della Guerra Fredda, cercava di rialzare la testa. Era il 1987, sono passati più di trent’anni.

 

La saga è andata avanti, si è evoluta, ma perdendo il suo fascino. Predator 2 poteva essere ancora una denuncia della violenza di strada, dell’aumento della criminalità nelle metropoli. Poi il baratro: i crossover con Alien (Alien vs. Predator e Alien vs. Predator 2), una sorta di prequel nel 2010 con Adrien Brody, decisamente sciapo, e oggi The Predator.

Dietro la macchina da presa c’è Shane Black, un regista che non va tanto per il sottile. Ama l’umorismo (Kiss Kiss Bang Bang), gli effetti pirotecnici (Iron Man 3), e gli eccessi del buddy movie (The Nice Guys). E in questo caso lo splatter che attrae gli adolescenti, una comicità demenziale, e l’azione fine a se stessa.

Il mostro si rivela fin dalle prime sequenze, eliminando ogni alone di mistero. La sua forza è nella tecnologia all’avanguardia e nell’evoluzione. È un alieno alla costante ricerca di un upgrade, di formule genetiche che possano renderlo invincibile. Come in un videogioco, col passare dei minuti il nemico diventa sempre più forte, e ai protagonisti servono dei “potenziamenti” per distruggerlo. Il battaglione è formato da un gruppo di squilibrati che stavano per finire dietro le sbarre. Con i loro problemi mentali, spingono l’acceleratore sulla carnevalata, senza mai prendersi troppo sul serio. E non finisce qui.

A salvare la situazione ci pensa un bambino autistico, in grado di decifrare codici venuti dallo spazio. Cose dell’altro mondo, davvero ai confini della realtà. Le strette di mano virili tra Schwarzenegger e Carl Weathers lasciano il posto alle astronavi e ai cani Ogm (vedrete con i vostri occhi). Si combatte, ma con un occhio al politicamente corretto, per non scontentare nessuno. E The Predator tocca il punto più basso dell’intera epopea.