STAGIONE 2 DISPONIBILE SU APPLE TV+

(2021) - 10 episodi

Ideatore - Kerry Ehrin

Cast - Jennifer Aniston (Alex Levy), Reese Witherspoon (Bradley Jackson), Billy Crudup (Cory Ellison), Mark Duplass (Charlie "Chip" Black), Valeria Golino (Paola Lambruschini), Julianna Margulies (Laura Peterson)


Gli orfani di The Newsroom, l’inarrivabile serie scritta da Aaron Sorkin, hanno dovuto attendere cinque anni prima che all’orizzonte spuntasse un prodotto in grado di catalizzare di nuovo la loro attenzione. Finalmente nel 2019 a rallegrare i loro animi di appassionati di vicende legate al mondo dell’informazione è arrivata The Morning Show, versione acida del modello primigenio aggiornata al #metoo e addizionata di una notevole cattiveria. Le differenze non sono però solo di contenuto, e già sarebbe molto considerato che la serie pensata dallo showrunner Kerry Ehrin scoperchia il vaso di pandora degli abusi sessuali e delle violenze psicologiche collegati al potere maschile, quanto di sostanza. Infatti se The Newsroom raccontava di una redazione che alla fine si compattava sempre per il bene comune, in The Morning Show aleggia piuttosto un clima feroce da tutti contro tutti.

Cinque anni, e il mondo è cambiato. L’affaire Weinstein ha segnato una svolta e la televisione ha intercettato il cambiamento puntando sul racconto di una nuova coscienza femminile, non a caso The Morning Show è prodotta anche dalle due straordinarie protagoniste Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, da sempre attente ai diritti delle donne. Il che non ha impedito loro di lasciarsi disegnare come le stelle di un Eva contro Eva formato terzo millennio, pronte a farsi a pezzi pur di primeggiare. E c’è del genio nel doppio binario narrativo, perché da una parte si mostra la lotta tutta al femminile tra Alex Levy e Bradley Jackson, dall’altra viene offerta in pasto la rovinosa caduta dell’anchorman Mitch Kessler. Uno che per anni ha abusato del proprio carisma per portarsi a letto le collaboratrici restando convinto di essere un abile seduttore, non un orrendo e riprovevole molestatore seriale.

Materia incandescente che Ehrin, che si è fatto le ossa come sceneggiatore con Moonlighting per arrivare a Bates Motel, maneggia miscelando riflessioni sulle discriminazioni a situazioni ironiche, duelli verbali a drammatici momenti di sopraffazione. Una scelta che genera nello spettatore una continua tensione, oltre a provocare le giuste domande: qual è il confine superato il quale si può parlare di violenza? Come ribellarsi alla discriminazione, sessuale o razziale? È lecito trarre vantaggio da una relazione? Quando finisce l’amicizia e inizia la complicità? Una sequenza di questioni morali cui sul finire della prima stagione Alex e Bradley tentano di dare una risposta in diretta tv, ignorando la scaletta e lanciandosi in un’intemerata contro la cultura tossica e maschilista che aveva infestato per anni la loro stessa rete. Una battaglia che, dopo un inizio di conduzione comune costellata di scintille, le vede unite in nome di tutte le donne e pronte a lanciarsi nel vuoto come Thelma e Louise.

Otto mesi dopo nonostante il calo di ascolti Bradley è al comando dello show mentre Alex, messa alla porta perché considerata bollita e troppo legata a Mitch, si è ritirata tra i monti a scrivere un’autobiografia. Non sono affatto messe bene, a voler essere schietti. E lo sono ancora di più quando Alex viene convinta a tornare per rianimare l’audience. La brace sotto la cenere brucia ancora, e le scintille non tardano a levarsi di nuovo. Niente di più sbagliato tuttavia del pensare che la nuova stagione si snodi attorno al rapporto tra le due anchorwomen, al contrario mette sul tavolo infiniti tasselli che compongono un quadro ancora più duro, lucido, spietato e al contempo divertente del mondo dei media, questa volta all’epoca del post #metoo e della Covid19.

Le nuove puntate costituiscono in effetti il superamento della denuncia del meccanismo patriarcale e perverso delle molestie e degli abusi di potere: Ehrin è andato oltre e, sebbene la pandemia lo abbia costretto a rimettere le mani sulla narrazione, ha puntato al cuore del racconto mettendo a nudo le intricate psicologie dei protagonisti e il loro desiderio di brillare sempre e comunque. Questo non vuol dire siano stati cancellati gli effetti delle battaglie femministe, soltanto che lo show ragiona prevalentemente su cosa ne resti e su come i cambiamenti abbiano inciso sui personaggi, a cominciare da colui che ha assunto sulle proprie spalle il peso di sostenere tutto il male possibile, cioè Mitch.

Desean Terry, Reese Witherspoon and Jennifer Aniston in The Morning Show

Se la prima stagione era ancorata al #metoo, la seconda ruota dunque attorno alla crisi che ha colpito i vari protagonisti, si interroga sulla cancel culture e riflette sulla forza che deriva dal riconoscimento della propria identità di genere e razziale. E se, ancora, è vero che la seconda stagione risulta meno compatta per la quantità di sottotemi tracciati, è anche chiaro come catturi per l’incredibile forza con la quale disegna una sorta di commedia umana in cui l’ambizione divora le buone intenzioni, condannando i singoli a un’egoistica solitudine. Si assiste difatti a una carneficina: Alex divorzia dal marito, Bradley non riesce a mettersi in ascolto del fratello devastato dalla droga, Cory lascia andare l’unica donna che ama per non compromettere la carriera, Mitch si è isolato in una villa sul lago di Como.

Nell’episodio chiave della seconda stagione dal titolo “La amara vita”, Mitch in quarantena assieme alla documentarista italiana Paola Lambruschini con la quale vive uno strano rapporto di amore senza sesso, riceve la visita a sorpresa di Alex. Con grande delusione scoprirà che l’amica ha viaggiato in piena pandemia con il solo scopo di ottenere una dichiarazione che attesti come tra di loro non ci sia mai stato alcun rapporto sessuale. Che pure si è consumato. Un buco nero che inghiotte entrambi, colpevoli per sempre.

Eppure Alex, nonostante le lacrime e le confessioni notturne a cuore aperto, al mattino ottenuto ciò che desidera fugge via. Una puntata che lascia carichi di dolore non meno che di meraviglia per l’intensità con la quale Carell e Aniston esprimono il tormento di Mitch e Alex. Un incontro che è un punto di non ritorno, dei personaggi e della serie. Un turning point sorprendente costruito sulle parole, le emozioni, i silenzi. Un episodio che per potenza di scrittura e di recitazione segna il momento il punto più alto di The Morning Show, che si rivela specchio di una società in crisi che vorrebbe interrogarsi ma non ha il coraggio di farlo fino in fondo.