Dal romanzo Tre secondi di Börge Hellström e Anders Roslund (Numeri Primi), Andrea Di Stefano trae una sceneggiatura e gira un thriller newyorchese niente male, così com’è niente male il suo cast: Joel Kinnaman, Rosamund Pike, Clive Owen, Ana De Armas e il rapper Common.

Cosa succede quando un infiltrato dell’FBI nella mafia polacca si ritrova, suo malgrado, coinvolto nell’omicidio di un altro infiltrato, ma della polizia della grande mela? Fin dove sono disposti a spingersi, i federali, per proteggere il loro agente in incognito, se questo vuol dire entrare in conflitto col NYPD?

Criminalità contro tutori della legge, ma tutori in conflitto tra loro. Nel mezzo, l'Informer protagonista interpretato da Kinnaman, di Suicide Squad-iana memoria. Nemmeno la sua famiglia, con Ana De Armas nei panni della (coraggiosa e attivissima) moglie, sfugge alla morsa dell’azione e del pericolo. Common veste la divisa del poliziotto “comune”, mentre Pike e Owen completano il quadro come federali.

Di Stefano, abile sceneggiatore oltre che distinto regista (già da Escobar), tesse un arazzo stringente di ritmo e tensione, con una larghissima fetta di film girata in prigione. Il cambio di location segna anche una svolta nella trama, che cambia obiettivo finale ma non modus operandi. Un paio di scene (in particolare, la violazione della libertà condizionata) colpiscono per durezza e realismo, e non manca fantasia in un paio d’altre soluzione, sebbene raramente si rimanga stupiti.

La prova del cast, Common compreso, è la ciliegina sulla torta di un film cui gioverebbe parecchio qualche milione di budget in più, ma che già si difende discretamente nel mondo dei thriller, senza confini economici. Un genere cui il regista non si dice legato esclusivamente, ma che sembra visitare con crescente frequenza e consapevolezza.