Le aspettative, abbassate vertiginosamente dal (tentativo di) reboot Genysis, con Emilia Clarke nei panni di Sarah Connor e già abbandonato, si erano impennate di nuovo con l’annuncio del cast di questo Terminator – Destino Oscuro. Un anti-reboot che cancella non solo il precedente ma dando pure, riallacciandosi direttamente a Terminator 2, un colpo di spugna alla continuity post-apocalittica raccontata dal terzo capitolo in poi.

Linda Hamilton torna, nei panni di una Sarah realmente invecchiata, indurita e assurta a mentore per una nuova generazione di braccati. La affianca una Mackenzie Davis in stato di grazio, umana “aumentata” (concept preso in prestito, con merito, dalla letteratura cyberpunk) mandata indietro nel tempo per proteggere il nuovo bersaglio di Skynet, anzi, di Legion. Quest’ultima è Dani Ramos, una Natalie Reyes che, paradossalmente, sembra occupare a fatica la casella di protagonista, schiacciata da una parte e dall’altra dalle due attrici sopracitate, molto più carismatiche e convincenti.

Va anche detto che il ruolo di Dani è quello più compresso nella scrittura, visto che fa leva, per sorprendere, su ciò che sappiamo già e ci aspettiamo dalla saga. Gli eventi di questo capitolo, in effetti, ripercorrono abbastanza pedissequamente la dinamica dei primi due capitoli di James Cameron, ancora ineguagliati. Le differenze sono minime e molto poco sostanziali, ma può essere una buona notizia, vista la distanza con il pubblico di oggi (e, d’altro canto, la resistenza dei fan di vecchia data).

Naturalmente, c’è anche Arnold Schwarzenegger a ri-vestire il ruolo di un vecchio modello di T-800, profondamente cambiato dal tempo e dall’assenza di “ordini” da seguire. Ciononostante, alla sua entrata in scena il ritmo del film rallenta considerevolmente, ed è un peccato perché per il resto del tempo l’azione orchestrata da Tim Miller è tanta e di qualità, dalle coreografie all’immaginazione.

Ancora più strano se si pensa che proprio Arnold aggiunge un po’ di umorismo nella pellicola, forse un pizzico di troppo, ormai requisito minimo del cinema di grande intrattenimento. Superato questo, se non temete una sindrome da finale multiplo, che però ben si sposa con la minaccia inarrestabile del Terminator, allora vi aspetta un ottimo action, con carattere e identità. Non il nuovo capolavoro della saga o il Terminator 2 di questa generazione, come qualcuno ha gridato, ma il Risveglio della Forza dei Terminator.