Un uomo, Kolbeinn (Ingvar E. Sigurðsson), che ama una giumenta. Una donna, Solveig (Charlotte Bøving), che ama quest’uomo. Tra due amanti, non mettere il dito: metti la cavalla. E, ancora, un filo spinato che acceca, un trattore giù per la montagna, un cavallo che nuota per fare rifornimento di vodka, un altro equino sventrato per trovarvi riparo dal gelo… Sono Storie di cavalli e di uomini, bizzarro e coraggioso esordio (nel 2013) alla regia dell’attore islandese Benedikt Erlingsson, già interprete de Il grande capo di Lars Von Trier.

Musiche straordinarie, stile cavalcata teutonica nell’Aleksandr Nevskij, di Davíð Þór Jónsson, panorami mozzafiato e una fusione uomo-cavallo che sarebbe piaciuta a Ovidio, e non solo a lui: si sente il battito animale di Buñuel, l’ardita sessualità no future di Bruno Dumont e pure una genuina tensione antropologica, che affiora dall’esplicita volontà di stile.

Insomma, un film radicale, davvero non per tutti, questo Of Horses and Men, che accoppia – anche letteralmente: cavalla-cavallo-uomo, uomo-donna-cavallo – bipedi e quadrupedi nel destino comune: nelle nostre sale con P.F.A. Films, fatevi questa sgroppata: quando vi ricapita un film centauro?