L’inquinamento fa aumentare in modo vertiginoso le temperature e rende l’aria irrespirabile. Gli abitanti della Terra si moltiplicano e il nostro pianeta diventa troppo piccolo per soddisfare i bisogni di tutti. Gli ecologisti prevedono carestie e scenari apocalittici, così il cinema corre ai ripari e cerca di metterci in guardia, immaginando un futuro da brividi non troppo lontano da noi.

In What Happened To Monday/Seven Sisters la società ha adottato regole draconiane, che strizzano l’occhio alla Repubblica Popolare Cinese e all’ex Unione Sovietica. Tutte le famiglie non possono avere più di un figlio, e ogni umano deve essere catalogato e sempre rintracciabile attraverso un braccialetto elettronico. I trasgressori vengono congelati e rinchiusi in una prigione futuristica, con la promessa di rivedere la luce solo in tempi migliori. Gli agenti del Bureau, una specie di Grande Fratello in stile 1984 (ma con una tecnologia più avanzata), sono a ogni angolo, pronti a tutto pur di far rispettare la legge.

In questo panorama molto poco rassicurante, un nonno coraggioso (Willem Defoe), cerca di salvare le sue sette nipoti dalla deportazione. Con la complicità del medico dell’ospedale, le porta a casa in segreto e le chiama come i giorni della settimana. Le bambine crescono, e trent’anni dopo inizia la nostra storia. Lunedì è la più misteriosa, Martedì eccede con le droghe, Mercoledì è la sportiva del gruppo, Giovedì è la ribelle, Venerdì è un mago dei numeri, Sabato ama la bella vita e di Domenica ne sappiamo poco. Quando Lunedì scompare, le Seven Sisters si trasformano in uno squadrone d’assalto super organizzato, che semina morte e distruzione per la città. Il Bureau ha le ore contate.

I primi quaranta minuti descrivono uno scenario di grande impatto, in cui viene esaltato il valore della famiglia. Tutti hanno il diritto di riprodursi e di costruire un focolare pieno di bebè. Poi, mentre la corruzione ai vertici prende il sopravvento, il film si trasforma in un action movie forsennato, distruggendo le buone premesse. Le sette sorelle hanno il volto di Noomi Rapace, che cambia il colore dei capelli, ma non il modo di recitare. La prova maiuscola di Cate Blachett in Manifesto, una donna per dodici ruoli anche molto diversi tra di loro, appartiene a un altro universo.

Il regista norvegese Tommy Wirkola, reduce da un delirio nazi zombie e da Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (che della fiaba di partenza mantiene solo l’idea), cerca di realizzare un thriller fantascientifico molto ambizioso, che però si perde in sparatorie al limite e in inseguimenti paradossali. La sceneggiatura non riesce a tenere il passo delle sue sette protagoniste e il finale si può facilmente intuire. L’augurio è che il messaggio “verde” riesca comunque a scuotere chi crede che il cambiamento climatico sia solo una favoletta per bambini.