Da carino a tiepido fino a brutto è un attimo. Il terzo capitolo della trilogia di Sul più Bello, iniziata con il film del 2020 (Sul più bello) e proseguita con Ancora più bello (2022) ne è la riprova. Stessa protagonista, Ludovica Francesconi, questa volta parecchio sottotono, stesso fidanzato, Gabriele, interpretato da Giancarlo Commare, stessi amici coinquilini (Jozef Gjura e Gaja Masciale) e soprattutto lo stesso male con cui dover fare i conti: la mucoviscidosi.

Marta (Francesconi) è appena stata operata. Il gene della malattia è rimasto, ma i polmoni sono nuovi e lei si sente “ubriaca di ossigeno”. Beata lei. Al contrario noi spettatori respiriamo un’aria che dire stantia è dire poco. Una sceneggiatura quasi inesistente, statica, priva di quella leggerezza e quella freschezza che tanto ci avevano affascinati nel primo film, quello diretto da Alice Filippi, e alcuni passaggi davvero senza senso (da storie postate tramite profili fake per strane vendette a neonati lasciati dal nulla in casa di tre ragazzini fino alla new entry del personaggio della nonna, che definirla scorbutica è poco) rendono questo ultimo capitolo davvero imbarazzante. La domanda è: perché continuare a fare sequel quando non c’è più niente da aggiungere?

Bastavano i primi due. Anche se già il secondo capitolo, Ancora più bello, non aveva mantenuto le promesse insite nel titolo. Presentato come evento speciale ad Alice nella città e in uscita al cinema il prossimo anno a San Valentino, Sempre più bello, diretto da Claudio Norza come il precedente, non solo non mantiene le promesse, ma distrugge anche le premesse di tutta l’operazione.

Quell’idea, nata dal produttore di Eagle Roberto Proia, e scritta dallo stesso Proia insieme a Michela Straniero, che portava in Italia un raro e convincente esempio di teen dramedy all’italiana, questa volta non persuade.

Insomma, la reiterazione non giova. Dobbiamo solo sperare che non gli venga in mente di farne un quarto di capitolo.