Per capire l’operazione del doc Scherza con i fanti, presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, bisogna partire dalla fine.  Per l’appunto, dai titoli di coda che mostrano diversi bambini in grembiule che vanno a scuola. Dopo Lascia stare i santi il regista Gianfranco Pannone coadiuvato da Ambrogio Sparagna, che cura le belle musiche, compie infatti una sorta di damnatio memoriae  e ribadisce e sottolinea lungo tutto il film, attraverso le immagini e le musiche (Francesco De Gregori, Giovanni Lindo Ferretti, Francesco Di Giacomo), l’importanza della storia italiana. Una storia di invasioni e sopraffazioni, di imperi e di cadute, spesso dimenticata dagli stessi italiani.

Grazie alle preziose immagini dell’Archivio Luce, i canti popolari e i quattro diari intimi: quelli di un sergente della marina militare in Kosovo, di una partigiana, di un combattente in Etiopia nel 1935 e di un soldato del Regio nell’Ottocento, Pannone, regista di documentari, attenti in particolare all’Italia con tutte le sue ricchezze storiche e antropologiche, scandaglia gli anni dall’Unità d’Italia ad oggi. 

Un oggi, nel quale a Piazzale Loreto, uno dei luoghi simbolo della Milano anni Duemila, con le macchine, gli autobus, il traffico e le linee metropolitane, il tempo scorre senza che vi sia più alcun ricordo di quando i corpi di Benito Mussolini (ucciso a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945), della sua amante Claretta Petacci e di alcuni gerarchi vennero esposti in quel piazzale di fronte a persone che: “ guardavano quei corpi appesi a testa in giù cercando subito di dimenticare”, come racconta lo scrittore Ferruccio Parazzoli (Trilogia di Piazzale Loreto).

Un doc che è un viaggio antropologico, un racconto del lungo rapporto tra gli italiani e l’esercito e al tempo stesso un canto per la pace nel mondo. I soldati italiani sono apprezzati da tutti per la loro umanità, si dice a un certo punto nel film. Il passo falso verso il solito italiani brava gente e una visione fin troppo buonista del militarismo è breve. Ma il vero punto di Scherza con i fanti non è questo, bensì è l’invito a risvegliare l’umanità delle persone e soprattutto a non dimenticare.