Una madre, Diane, interpretata da Sarah Paulson, e sua figlia Chloe (Kiera Allen), vivono un rapporto a due particolarmente intenso.

Bambina nata prematura, costretta su una sedia a rotelle e affetta da varie patologie che le hanno precluso la stessa vita spensierata dei suoi coetanei, Chloe è una ragazza intelligente e piena di risorse.

Quando è il momento di spiccare il volo e lasciare la casa materna per andare al college, inizia però a notare alcuni comportamenti anomali nella madre.

Seguendo una pista messa insieme faticosamente, fatta di primi piani di cavi del telefono staccati ed etichette contraffatte sulle scatole di medicinali, Chloe inizia a capire che le cose non stanno come gliele ha sempre raccontate sua madre.

Il regista Aneesh Chaganty (premiato al Sundance Film Festival), al suo secondo film dopo Searching (2018), esplora i temi delle malattie psichiatriche e del rapporto genitori-figli: lo fa con un horror psicologico costruito sulla minuzia di dettagli e sulle ottime interpretazioni delle due protagoniste.

Cosa succede quando la persona di cui ci si fida di più al mondo ci tradisce? E quando viene messo in discussione il rapporto madre-figlio e la sensazione di cura e protezione che ne deriva?

Un horror che ha i tempi, i personaggi e i luoghi di una rappresentazione teatrale, giocato sugli equilibri tra i protagonisti e sulla tensione e il dubbio che s’insinua tra di essi.

Allo spettatore è chiaro sin dall’inizio cosa riserverà la trama. Tuttavia, la particolarità del film sta nella ricerca spasmodica dei dettagli - nella chiazza di sudore sulle spalle di un infermiere che spinge una sedia a rotelle o nel particolare di una mano che stringe un pastello colorato - la stessa che Diane riserva ossessivamente a sua figlia.