Piccole donne crescono. Problema, non il regista: il giapponese Kore-eda Hirokazu non si conferma ai livelli eccelsi di Like Father, like Son (2013) con Our Little Sister (Umimachi Diary). Nulla di disprezzabile, anzi, ma per compattezza narrativa, arco emotivo e, sì, mero interesse la storia di tre sorelle e una quarta sorellastra non rapisce, commuove e conquista come il film precedente, che fu premiato dalla Giuria a Cannes.

Qui tre sorelle, Sachi (29 anni), Yoshino (25) e Chika (21), vivono insieme nell'avita casa con giardino a Kamakura: il padre non lo vedono da 15 anni, quando se ne andò di casa per un'altra donna, e pure la madre manca da parecchio. Insomma, tre ragazze sole al mondo, ma se ne aggiungerà una quarta alla morte del padre: Suzu (13 anni), la loro sorellastra, per giunta orfana. La convivenza aprirà nuove possibilità per tutte e quattro, dalla conservatrice - ma ha qualche segretuccio - Sachi, alla fresca Yoshino, fino alla sempliciotta Chika e alla piccola Suzu, che al pari della maggiore Sachi potrà finalmente vivere l'infanzia che non ha vissuto...

L'abilità di Kore-eda nel cogliere e tratteggiare i moti dell'animo non si discute: ha occhio e cuore per le sfumature e le increspature, e il cast gli dà una mano generosa in empatia. Eppure, Our Little Sister suona un po' programmatico, se volete fiabesco - nel senso di Cenerentola versione buona, anche buonista - e lo spettro alcottiano (Louisa May Alcott), la sospensione in un tempo a tratti immoto e inamovibile non aiuta: belle le attrici, ma non basta. Inferiore alle legittime, altissime aspettative.