Valeria Bruni Tedeschi è la donna scomparsa nel noir ben congegnato di Dominik Moll, dove i tratti distintivi del genere si mescolano ad un’attenta riflessione sull’interiorità dei protagonisti.

Cosa hanno in comune un giovane ragazzo africano in bicicletta che procede lungo una strada con fatiscenti edifici ai margini (e con una piccola capra urlante sulle spalle), e le desolate immagini di vegetazione innevata mossa dal vento durante la bufera?

Sulla carta nulla, ma in Only The Animals – Storie di Spiriti Amanti (Seules les bêtes) di Dominik Moll, paradossalmente tutto. Sì, perché questi luoghi opposti sono legati a doppio nodo per un imprevedibile, quanto significativo, legame.

Titolo d’apertura della 16ma ‘Giornata degli Autori’ della Mostra del Cinema di Venezia (2019), il film è tratto dall’omonimo best seller di Colin Niel (pubblicato nel 2017), di cui conserva struttura e sinossi: una donna sparisce, lasciando la propria automobile ferma sul bordo di una carreggiata di montagna che porta alla cima di un altopiano francese dove si trovano fattorie isolate. La persona scomparsa è Evelyne (Valeria Bruni Tedeschi) e, mentre la polizia inizia ad indagare senza indizi precisi, cinque persone comprendono di avere a che fare, in un modo o in un altro, con questa sparizione. Dal loro vissuto di quei giorni, la narrazione si muove e progredisce fino ad arrivare a chilometri di distanza, in Africa.

Cinque personaggi, cinque vicende diverse ma concatenate. A questi corrispondono altrettanti capitoli che, nel loro avvicendarsi progressivamente, aggiungono nuovi elementi chiarificatori per guidare lo spettatore a scoprire cosa unisce gli uni agli altri e quale possa essere la causa scatenante dell’accaduto.

Only the Animals -Denis Menochet - JCLother
Only the Animals -Denis Menochet - JCLother
Only the Animals -Denis Menochet - JCLother
Only the Animals - Denis Menochet ©Jean-Claude Lother

Sarà il rapporto clandestino tra Joseph (Damien Bonnard), scontroso fattore che ama parlare ‘solo con gli animali’, e l’assistente sociale Alice (Laure Calamy), sposata con l’introverso Michel (Denis Ménochet); o la relazione travolgente tra l'incauta Marion (Nadia Tereszkiewicz) e una donna più grande? O la vita fatta di espedienti di Armand (Guy Roger “Bibisse” N’drin) in Costa d’Avorio?

Tutto è il contrario di tutto e sembra proprio che la ben nota legge della termodinamica, “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, sia il leitmotiv narrativo dell’intera vicenda.

I topoi del genere, dai colori cupi della fotografia ai protagonisti ambigui e sospettabili, con una certa attenzione alle complesse dinamiche interiori di questi ultimi, sono accomunati dalla stessa affannosa volontà di concretizzare quelle sensazioni impossibili ed immaginarie per rifuggire dalla realtà opprimente, ormai senza via d’uscita.

La traslazione, dall’universo desolato e cupo fatto da sterminati paesaggi invernali, dove la solitudine del paesaggio coincide con il sentirsi emotivamente incompresi, al mondo affollato ed ancestrale della città ivoriana, permette anche di volgere lo sguardo a questioni attuali come la disuguaglianza sociale e il servirsi dell’inganno per sopravvivere.

Ma ad essere raccontate, in fondo, sono cinque storie d’amore dove ognuno è spinto nel proprio essere dal desiderio viscerale di amare ed essere amato e sarà questo bisogno a portarli ad agire, cancellando in un attimo la sentenza espressa da un’anziana ad inizio film: “Quando si ama non può succederti nulla di male”.