Torino deserta, Torino esoterica, Torino diabolica. Il sadismo invade le strade, la morte corre sul fiume. Onirica (e la chiave dell’incubo è già nel titolo) è un viaggio nel cinema, attraverso il cinema.

Quale? Quello di Dario Argento. Tenebre, L’uccello dalle piume di cristallo, Quattro mosche di velluto grigio, Il gatto a nove code, Suspiria, Phenomena

E naturalmente Profondo Rosso. Con una sequenza che viene realizzata nello stesso appartamento del capolavoro del 1975. Onirica è un omaggio alla favola nera che incontra l’horror, al thriller carico di tensione. Con i colori accesi di una città surreale, divisa bruscamente tra il rosso, il blu e il nero.

Ci troviamo davanti a un atto d’amore per un maestro che ispira le nuove generazioni, e che per la prima volta quest’anno ha ricevuto un premio alla carriera. E così Luca Canale Brucculeri lo celebra, gli dedica il suo esordio, in una sorta di ringraziamento per averlo guidato negli anni. Riconoscere i padri, per poi prendere la propria strada, e interrogarsi sul confine tra realtà e finzione.

 

Tutto inizia al buio di una sala cinematografica, con lo stupore che si trasforma in paura. La macchina da presa si immerge nell’oscurità, si prepara a collegare l’illusione con il quotidiano.

Un assassino massacra le sue vittime ispirandosi ai film di Argento, il sospettato numero uno conosce le sue opere a memoria, e ha scritto anche dei libri. Ha fuso la sua esistenza con il culto per le immagini. Onirica. Ovvero l’immagine che ci accompagna quando chiudiamo gli occhi.

Il protagonista si ricorda di alcune presenze vicino al suo letto quando era piccola (una confessione del regista?). Verità? Sogno? Difficile rispondere. Le molliche di pane da seguire portano la platea a delineare un ritratto intimo, sincero, dove troviamo anche la “fotografia” del cortometraggio Maggio: A Grandparents Tale, lavoro dedicato ai nonni di Brucculeri.

Così scopriamo che Onirica non è figlio dal terrore, ma della passione. Per Torino (accarezzata al crepuscolo come una bella ragazza abbandonata), per la famiglia, per chi trova le emozioni di ogni giorno anche davanti a uno schermo. Brucculeri conferma che si diventa prima spettatori, poi cineasti. Non si nasconde davanti alle insicurezze, si mette a nudo per sconfiggere i propri demoni. E ricominciare, partendo da ciò che conosce meglio.

Poco importa se l’audio non è sempre perfetto, e se gli attori (specialmente il commissario di polizia) a volte preferiscono l’eccesso alla misura. Anche qui forse è nata una stella: Alice Lussiana Parente è un giovane talento, che speriamo di rivedere presto. Intanto l’heavy metal si mescola a musiche che richiamano i Goblin, in un’atmosfera surreale, carica di mistero, dove la pace sembra essere un ricordo lontano.