Western classico, che proprio perché classico non si cura di cambiare il racconto, bensì di rivoluzionare la storia, dando una nuova patente, una nuova identità a una delle icone del genere d’elezione americano.

Scritto e diretto da Potsy Ponciroli, nel cast Tim Blake Nelson, Scott Haze, Gavin Lewis, Richard Speight Jr., Max Arciniega, Brad Carter, Trace Adkins e Stephen Dorff, Old Henry è in prima mondiale fuori concorso alla 78. Mostra di Venezia.

Pragmatica e insieme elusivo, ovvero ellittico, il western inquadra l’eponimo Henry (Tim Blake Nelson), vedovo, malandato, che vive da agricoltore e allevatore con il figlio: accoglierà un uomo ferito che ha con sé una borsa di denaro e lo proteggerà dagli uomini armati, il capo è incarnato da Stephen Dorff, che lo braccano, sortendo dubbi sulla sua vera identità.

Ben fotografato da John Matysiak, interpretato da Nelson con una recitazione sottotraccia foriera di sviluppi ironici e (fanta)storici, ci ricorda l’adagio old but gold, rinnovando senza artifici postspostmoderni né viraggi eterodossi il senso dell’ethos e dell’epos del western, di cui rimodella il cursus honorum.

Piccolo, minimale se non micro ma de facto ingombrante, minuto ma cazzuto come il suo protagonista, corre il rischio di farsi sottovalutare, ma ha tutto per non farsi dimenticare: una leggenda in incognito, invero, che nel suo procedere classicista imbarca redenzione e perdono, meschinità e futuro nel legame sordo ma salvifico di padre e figlio.