Tre bambine fanno colazione tra tazze di latte e ciambelle zuccherose. E un papà trafelato le porta a scuola. La mamma? Dorme perché ha lavorato tutta la notte alla stesura del suo prossimo romanzo. Comincia così il nuovo film (dopo Bene, ma non benissimo e Appena un minuto) di Francesco Mandelli, adattamento dell’omonimo best seller di Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione (edito da Einaudi).

Protagonista è dunque l’ennesimo mammo, qui interpretato da Alessio Vassallo. Ennesimo perché di “mammi” al cinema ne abbiamo ormai visti parecchi da Tre uomini e una culla (1985) al più recente 10 giorni senza mamma (2019) nel quale Fabio De Luigi si ritrovava senza moglie a dover gestire i tre figli piccoli, commedia di Alessandro Genovesi campione d’incassi (Biglietto d’oro) tanto da averne poi fatto un sequel (10 giorni con Babbo Natale).

L’intercambiabilità dei ruoli è dunque ormai accertata (per fortuna) anche al cinema. Quasi abusata e fin troppo cavalcata. Come nel film di Genovesi, anche qui i figli sono tre, la mamma, qui interpretata da Ilaria Spada, è assente (troppo presa dal lavoro) e di conseguenza il papà si fa in quattro tra feste di compleanno, preparazioni di spezzatini, principesse dell’arcobaleno e calzini antiscivolo.

Potrebbe quasi trattarsi di un plagio se non fosse che la storia è autobiografica e prende spunto dal libro di Bussola, nel quale lo scrittore raccontava la sua quotidianità e il suo rapporto con la moglie Paola Barbato, sceneggiatrice di Dylan Dog e autrice di thriller di successo.

Di sicuro c’è però una differenza non banale, ma sostanziale: al contrario dei loro predecessori (ovvero Fabio De Luigi e Valentina Lodovini) la coppia in questione, Vassallo-Spada, è piuttosto in crisi. E il quadretto familiare sul lago di Bracciano sarà messo ancora più a dura prova dall’arrivo di una vecchia conoscenza di lui, una donna in carriera che vive a Parigi (Tess Masazza), e dall’entrata in scena di un addestratore di cani (Giordano De Plano).

Differenza che non fa altro che aumentare la retorica di questa storia che vorrebbe raccontare la paternità con leggerezza e con il linguaggio fresco del web. Ma che di fresco ha ben poco e di già visto invece ne ha tanto.