Seth Rogen e Charlize Theron sono davvero una strana coppia di attori. Sono più del canonico duo mal assortito à la Bella e la Bestia, esempio citato, non a caso, nella pellicola stessa. Questo il cuore di Non succede… Ma se succede, dal titolo tradotto con enorme furbizia secondo una classica espressione della scaramanzia popolare romana (in originale è Longshot).

La comicità spesso, anzi, sempre scorretta di Rogen plana sull’eleganza statuaria della controparte, una Charlize Theron possibile candidata alla carica tra le più potenti sul pianeta Terra: Presidente degli Stati Uniti.

Non sorprende, ormai, né tantomeno disturba la satira totale nei confronti dell’attuale amministrazione, esplorata stavolta dall’interno, anzi da un fianco. Rogen diventa ghost writer della candidata, ma non rinuncia al suo modo di essere: iconoclasta, senza compromessi.

La sua ironia passa un brutto quarto d’ora in fase di traduzione, perché molto radicata su tempi comici americani (come trasporre De Sica in inglese). Questa volta ha resistito, per quanto non senza subire gravi colpi.

Per il resto, a un primo tempo assurdo e dinamico, abile nel creare situazioni al limite del credibile e, per questo, molto divertente, segue una seconda metà ben più canonica e ammorbidita. Manca quella trasformazione necessaria ai film così paradossali per mantenere intatto lo slancio lungo tutto il minutaggio.

La trasformazione, invece, avviene da imprevedibile a reminiscente. C'è di buono che, anche quando sa di già visto, il film riesce a mantenere la sua efficacia, sebbene di molto ridotta in potenza.

L'opera di Jonathan Levine è quindi godibile, nella sua interezza, apprezzabile soprattutto per lo sprint iniziale e riuscita, nel complesso, solo a metà.