Non tutte le madeleine vengono col lievito. Proust ci perdoni, ma Dany Boon deve farsi perdonare più di qualcosa. Lo stratosferico campione d'incassi d'Oltralpe con Giù al Nord  e padrino del nostro Benvenuti al Sud confeziona un “sequel” insipido e bruciacchiato, che dell'originaria ricetta non conserva che sparute tracce di vis comica. Titolo interrogativo, Niente da dichiarare?, ma sullo schermo la risposta è affermativa. Non c'è nulla da dire, fatta eccezione per una previsione: scommettiamo che la traduzione dal francese all'italiano questa volta non si farà?
Per la cronaca, Boon - regista, sceneggiatore e co-protagonista - ci riporta al 1° gennaio 1993: forse non lo ricordiamo, ma fu quel primo dell'anno ad aprire le frontiere in Europa. Tra i tanti, ne prendono atto due agenti della dogana, il francese Mathias (Dany Boon) e il belga Ruben (Benoit Poelvoorde), rispettivamente piazzati a Corquain e Koorkin. Mathias frequenta la sorella di Ruben: segretamente, perché il collega, convinto francofobo, lo odia. Eppure, il destino li metterà fianco a fianco su una Renault 4L a pattugliare le strade di campagna alla frontiera…
Nel cast anche Karin Viard, Bouli Lanners e Olivier Gourmet, questa coproduzione franco-belga  non conferma il vecchio adagio repetita iuvant: nonostante le intenzioni da copia conforme, la stampa drammaturgica è sbiadita, la definizione comica bassa, i caratteri - pure lo stesso Boon - tremolanti. Dulcis in fundo, il doppiaggio stigmatizza le debolezze, portando nei territori dell'inascoltabile una storia carente di ritmo, verve e mero interesse. Niente da dichiarare? Niente, davvero.