Dopo il temibile Firebrand (2023), in competizione l’anno scorso a Cannes, il brasiliano Karim Aïnouz, incredibile ma vero, riesce a fare di peggio: ancora in lizza per la Palma, è Motel Destino, thriller, si fa per dire, erotico.

Siamo a Ceará, costa nordorientale del Brasile, con 30 gradi tutto l'anno e bollori vari ed eventuali. Ogni notte, ma pure di giorno – il film è più che altro una lunga teoria di gemiti, ansimi e barriti – al Motel si consuma a geometrie variabili, sotto l’egida del padrone Elias (Fábio Assunção), ex palestrato e correntemente rifatto, della moglie sottomessa ma non troppo Dayana (Nataly Rocha): giochi di potere, desiderio a scomparsa, letti da rifare e stanze da nettare. Allorché arriva il manzetto Heraldo (Iago Xavier), in fuga dalla morte violenta del fratello, i giochi cambiano, e il triangolo sì, l’avevamo considerato.

Karim Aïnouz ha scritto questo film, veniamo a sapere, con uno degli studenti della sua scuola di sceneggiatura a Fortaleza: ah, perché è scritto? Hélène Louvart, che aveva già collaborato nel non disprezzabile La vita invisibile di Eurídice Gusmão e Firebrand, illumina con profusione di neon, ma malgrado le intenzioni “sensuale ed elettrico” non abitano qui.

Tornato in patria a girare e traendo ispirazione dalla commedia pornografica (pornochanchada) popolare nel Brasile '70, Aïnouz colpendo sotto la cintola vorrebbe altresì stigmatizzare il dramma di una generazione privata del futuro, vessata sin nella speranza e irrimediabilmente alla mercé dei potenti, ai quali può solo opporre il proprio desiderio e l’ineluttabile violenza.

Al netto di qualche amplesso ben coreografato e di un sorvegliante inquietante di cui si vorrebbe saper di più, Motel Destino è cinematograficamente ammobiliato male, con un quid da estetista più che da esteta; drammaturgicamente sfitto, che sappiamo subito come andrà a s-finire; umanamente a buon mercato, ché i caratteri non hanno presa, i seni sanno di plastica e… il finale nel ghiaccio, a voler certificare il precedente e presunto hot, be’, si commenta da solo.