Sin dagli Anni Novanta il regista Roland Emmerich, peraltro “il migliore a distruggere la Terra” da Independence Day a The Day after Tomorrow, accarezzava l’idea di un film sulla battaglia delle Midway, lo scontro aeronavale tra Usa e Giappone che dal 3 al 6 giugno 1942 cambiò le sorti della guerra nel Pacifico.

Nato alla Columbia Pictures, il progetto finì su un binario morto, e che lo studio sia poi stato acquisito da Sony con l’ausilio di banche giapponesi non deve aver aiutato, finché nel 2017 al Festival di Cannes non è resuscitato, complici capitali cinesi, ovvero gli 80 milioni di dollari messi sul set da Bona Film Group, e americani.

Dunque, un carrozzone bellico di gusto - Emmerich sa girare, eccome - e sostanza, quella maschia, cameratesca, eroica e tripartita: i piloti Dick Best (Ed Skrein), Clarence Dickinson (Luke Cleintank) e Bruno Gaido (Nick Jonas) impegnati sulla portaerei USS Enterprise; l’ufficiale Edwin Layton (Patrick Wilson) e l’ammiraglio Nimitz (Woody Harrelson) di stanza a Pearl Harbor; l’ammiraglio Isoroku Yamamoto (Etsushi Toyokawa) e gli ufficiali nipponici.

Blue screen ad libitum, effetti sovente davvero speciali, Midway imbarca pure John Ford, che girando in situ il corto The Battle of Midway perse un occhio, lavora sulla rivincita, se non vendetta, di un Paese colpito a freddo a Pearl Harbor (a proposito, l’omonimo di Michael Bay del 2001 è inferiore a questo) e, quantunque nell’aderenza al genere non trovi alcunché di inedito e i dialoghi siano perfino risibili, si lascia guardare senza sforzo e con più di qualche soddisfazione per oltre due ore.

Del sino-finanziamento vi è ampia traccia, grazie al pilota Jimmy Doolittle (Aaron Eckart) che di ritorno dal raid su Tokyo del 18 aprile 1942 viene salvato dai cinesi, di cui vengono esplicitate le duecentomila vittime civili per mano nipponica: quasi un product-placement, peraltro con richiamino finale, ma pecunia non olet. E il campione d’incassi Emmerich lo sa bene: gioca a battaglia navale, ma in Midway stat virtus.