Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia sempre una grande donna. Di sicuro Lou Von Salomé conferma questo detto. La scrittrice e psicoanalista russa non fu infatti solo la guida di grandi pensatori di inizio Novecento come Rilke e Freud. Ma fu anche l’affascinante giovane che Nietzsche conobbe nel 1882 e che probabilmente lo ispirò a creare le prime due parti della sua opera più importante, Così parlò Zarathustra.

Ci racconta la sua storia, nel suo film di debutto, la regista tedesca Cordula Kablitz-Post, rivelandoci una donna, interpretata da Katharina Lorenz, all’avanguardia e anticonformista, che, vista suo malgrado come femme fatale, lottò duramente per la sua libertà e la sua indipendenza.

Nessun compromesso e nessun condizionamento (in primis religioso) per lei. Contro la morale corrente, si preoccupò soltanto di sviluppare apertamente il suo pensiero e il suo spirito.

Per farlo rinunciò al suo lato sensuale e passionale a lungo nella sua vita. Voleva essere indipendente dalle emozioni. Poi (con l’allora sconosciuto poeta Rilke) il principio dionisiaco prese il sopravvento sull’apollineo. Il suo imperativo era: “Diventa chi sei”. E la regista ci restituisce chi era Lou in questo biopic dall’impianto purtroppo fin troppo tradizionale che stempera il suo impatto rivoluzionario.