Libere, ribelle e sognatrici. Sono Le favolose, il gruppo di sette amiche trans che ci racconta Roberta Torre. Presentato in apertura alle Notti Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate degli Autori in accordo con Isola Edipo, e in sala il 5-6-7 settembre con Europictures, il film racconta la storia di un gruppo di trans bolognesi che si ritrova per una seduta spiritica sperando di entrare in contatto con Antonia, una delle loro compagne morta.

Le attiviste del mondo LGBT e presidentesse del Mit- Movimento Identità Trans: Porpora Marcasciano e Nicole De Leo (quest’ultima presente anche nel prossimo film di Roberta Torre su Monica Vitti dal titolo Mi fanno male i capelli, in uscita nel 2023), la più piccola del gruppo ovvero Sophia Mehiel detta anche La papessa, Veet Sandeh (fondatrice dell’associazione Sunderam Identità Transgender Torino) che va avanti al grido de: “Il mio corpo è un atto politico”, la punkettara Mizia Ciulini, e poi ancora Massimina Lizzeri e Mina Serrano ricordano la loro amica Antonia Iaia, non riconosciuta neanche dopo la morte dai suoi familiari e seppellita vestita da uomo e non con il suo magnifico vestito verde speranza come lei avrebbe voluto.

Con grande delicatezza Roberta Torre ci racconta il commovente tentativo di ridare ad Antonia la sua femminilità negata e di lasciarne il giusto ricordo, sopperendo alle mancanze di famiglie che si vergognano e che organizzano funerali in gran segreto incidendo sulle lapidi il nome da uomo (Antonia viene sepolta con il suo nome di battesimo, Giampaolo, nell’indifferenza dei più).

Le favolose è dunque un lavoro sulla memoria, un lavoro riuscito, che ci apre a un mondo ancora poco conosciuto e soprattutto poco accettato: quello dell’LGBT. Le loro storie di conquista di libertà a caro prezzo, non conformi (“non dovevamo essere normali ma sempre speciali”), ci rammentano che nessuno deve essere derubato della propria storia e della propria identità.

Il lavoro colpisce per l’unicità delle persone: la regista pensava di fare un film con Porpora e le altre trans fin dal 2015 raccontando le loro storie Fuoristrada (e qui viene in mente il bel doc di Elisa Amoruso che metteva al centro un’altra storia unica e favolosa: quella di Pino, meccanico che un giorno decise di diventare donna e di chiamarsi Beatrice). Un film contro la violenza perpetrata dopo la morte di queste persone, un film di risarcimento su un gruppo di amiche forti come Las Leonas (altro doc presentato alle Giornate degli autori Notti veneziane su un gruppo di calciatrici latinoamericane, ognuna con il proprio percorso di emigrazione) che lasciano il segno con le loro storie favolose.