Berlino, giorni nostri. L'insegnante di violino Anna (Nina Hoss, magistrale) decide di accogliere nel conservatorio in cui lavora il giovane candidato Alexander (Ilja Monti) contro il parere degli altri colleghi. Per Anna, e soltanto per lei, il ragazzo è molto talentuoso e grazie alle sue lezioni è certa che potrà superare l'esame di ammissione sei mesi dopo. Intanto la vita personale di Anna precipita: il figlio di decenne Jonas (Serafin Mishiev), anche lui studente di violino, le è sempre più lontano, e il rapporto col marito, l'amorevole liutaio francese Philippe (Simon Abkarian), si sta deteriorando. Il desiderio di perfezione di Anna travolge la sua vita familiare, sentimentale e lavorativa e ben presto la donna riversa la sua ansia di eccellenza sul nuovo allievo adolescente. Le conseguenze saranno spiazzanti e, forse, irreversibili.

La regista Ina Weisse, al secondo lungometraggio, compone il ritratto complesso di una donna algida, posseduta dalla smania della perfezione e severissima con se stessa, suo figlio, i suoi allievi. Un personaggio con cui è difficile empatizzare e che dunque rende il film, che ruota interamente su di Anna, ostico nella fruizione. Molte delle scelte e delle azioni della donna appaiono incomprensibili finché non sono chiare le radici della sua frustrazione, qualcosa di cui lei stessa non è consapevole ma che comunque la tiene in scacco.

Il percorso di scoperta del personaggio viaggia di pari passo con la sua autodistruzione; peggio ancora, la donna infligge inconsciamente al figlio le medesime storture di cui lei è stata vittima. Il ragazzino è sempre più schiacciato dal confronto con la madre, al punto di vivere male il rapporto con il violino, che pure non è il suo unico interesse. L'altra sua passione, l'hockey su ghiaccio, è anche un'evasione da lei, perché è un mondo che non le appartiene. Tutta la vita di Anna è infatti incentrata sulla musica, sulla sua pratica costante e sulla fatica che questa comporta, che si tratti di un esercizio, un concerto o le prove per un'audizione. Non a caso suo marito Philippe è liutaio, cioè colui che progetta, realizza e ripara gli strumenti di legno e corde che, in numerose varianti, vediamo nel film. Perfino l'amante di Anna appartiene a questo mondo.

L'audizione (credits: Judith Kaufmann, Lupa Film)

In un contesto che è già in partenza una polveriera, la fascinazione per il talento acerbo del giovane Alexander si insinua inesorabile, presto, per usare un tempo musicale. Ma il ragazzo non resiste a lungo, e quando la pressione si fa eccessiva prende una decisione che per Anna è inaccettabile. Oltre ai problemi di empatia con Anna, il film soffre di un andamento eccessivamente riflessivo e procede con un accumulo inesorabile e severissimo, come la protagonista, fino a un finale agghiacciante, quasi alla Haneke, che trasforma il racconto in un apologo sui limiti del talento.

Un talento che da solo non ha il potere di redimere una mente contorta; un'intuizione forte quanto inaspettata, ma non adeguatamente supportata dalla drammaturgia precedente. In altre parole, il film finisce per incarnare i limiti dei suoi personaggi: forse era necessaria una maggiore maturità di scrittura, anche se i segni del talento sono evidenti.

L'audizione è stato presentato al Toronto International Film Festival, al Bif&st e al festival di San Sebastian, dove Nina Hoss ha vinto il premio per l’interpretazione.