Lascia un segno forte, accolto da standing ovation, il debutto al concorso della 68. Berlinale del regista e autore paraguaiano Marcelo Martinessi con Las herederas, che ha aperto la seconda giornata di Festival.

Prodotto con finanziamenti tedeschi, il film racconta della crisi di una coppia di donne anziane, ma in forma di studio sociale e politico, delicato e preciso, sulla lotta per la sopravvivenza di persone "normali" in un mondo, nello specifico narrativo in un paese, dominato da pochi, ricchissimi potenti.

Il profondo, commovente, veritiero resoconto della crisi di un’amore maturo Martinessi lo trasforma in una parabola della situazione politica e sociale del Paraguay dopo la destituzione del Presidente Lugo, nel 2012, ex vescovo cattolico prima che politico. Il presidente dei poveri ha lasciato il posto a vecchi cartelli di potere che hanno bloccato un paese fino a pochi anni fa sull’orlo di una rinascita.

 

Al riguardo, Martinessi ha detto: "Noi paraguaiani ci sentiamo in prigione. Siamo in prigione. Perché il colpo di stato del 2012 ci ha rigettato, sotto ogni punto di vista, in un passato che stavamo facendo di tutto per superare una volta per tutte. Il compito della mia generazione è ridare un futuro al Paraguay. Per questo ho fatto questo film".

La protagonista, la bravissima Ana Brun, con il suo ritratto di donna che cerca di lasciare il percorso sempre più intricato, e infelice, di una vita e di un amore giunto al termine, è già, a detta di tutti, tra le favorite per il premio alla migliore attrice: "In questo film mostro molto più di un personaggio. Mostro tanto di me stessa, della mia vita. Di più non voglio dire. Ma da paraguaiana sono grata a Marcelo per aver realizzato una storia così bella sulla storia di un amore, del mio paese, e sulla difficile, dolorosa ricerca della verità“.