Attualità o storia? Il regista Christian Petzold racconta in Transit (questo il titolo originale) di rifugiati tedeschi in fuga dal regime nazista che sta divorando l’Europa. E lo fa trapiantandoli nella Marsiglia di oggi. Decenni ci separano da quel mondo. Eppure quel mondo sullo schermo diventa terribilmente attuale. Circa 2000 chilometri separano Casablanca da  Marsiglia. Due città portuali dove si respira un’atmosfera gravida di arrivi e addii.

Petzold  le fa sentire simbolicamente vicine in una tragica storia d’amore dei due giovani rifugiati Rick e Elsa. La città marocchina resa celebre in tutto il mondo 76 anni fa nell’immortale pellicola di Michael Curtiz immerge di sé  i cunicoli, i rifugi, lo sfondo di questa Marsiglia trasfigurata. A Marsiglia arriva il tedesco Georg (bravisimo Franz Rogowski) aggrappato al suo destino.

 

I nazi hanno appena preso Parigi e stanno arrivando a Sud. Le azioni di pulizia etnica (contro i tedeschi fuggiti dalla madrepatria, non si parla di ebrei) sono iniziate, così come la costruzione dei campi. A George il destino regala la possibilità di una fuga in una nave transito verso il Sudamerica grazie a uno scambio di passaporti. Nelle tre settimane che lo separano dalla partenza incontra Marie, anche lei in fuga e alla ricerca del marito. Si nascondono, si conoscono e si innamorano. Forse il destino gli concederà un futuro e non li separerà come ha fatto con Rick e Elsa. "Questo gioco con il tempo - racconta Petzold - innesta il passato nel contemporaneo e viceversa".

E che importa se i plotoni di poliziotti sono gendarmi francesi e non SS? La fuga, il terrore, la pulizia etnica, esistono anche nel 2018, a poche centinaia di chilometri da noi, e negli occhi, e nei ricordi, di tante persone che ora ci vivono accanto. E che pretendiamo di non vedere. O di considerare un pericolo. Un buon film e un ottimo protagonista, il giovane emergente Franz Rogowski,che rivedremo nel nuovo lavoro di Gabriele Mainetti, Freaks Out.