Ci mancava il prequel de La Befana vien di notte. Anche perché, diciamolo subito, il due convince ancor meno del già poco riuscito film di Michele Soavi che vedeva protagonista Paola Cortellesi nei panni della famosa strega che vola sulla scopa, dispensando dolcetti nelle calze di tutti i bambini.

Diretto dalla sceneggiatrice e regista Paola Randi (tra i suoi titoli Tito e gli alieni), scritto, come il precedente, dagli sceneggiatori di Lo chiamavano Jeeg Robot, ovvero Nicola Guaglianone, qui anche regista di seconda unità e produttore creativo con Lucky Red e Rai Cinema, e Menotti, questo nuovo “cinecarbone” all’italiana e alla romana fa davvero acqua da tutte le parti.

Non appassiona la storia delle origini e si rivela un pastone, a tratti anche un po’ troppo "spiegone", della nascita di questa streghetta, orfanella dai capelli arruffati con il compito di riportare il sorriso ai bambini di tutto il mondo, che ha ben poco della leggenda e che soprattutto poco interessa.

A tirare su le sorti di questo film non bastano neanche le due attrici protagoniste. Al posto della Cortellesi un’altra romana doc: la giovanissima Zoe Massenti, la famosissima tiktoker (ben tre milioni di follower su Tik Tok e un milione su Instagram) nei panni di questa “befanina” in nuce, scelta da Guaglianone proprio per la sua parlata romana, e la bella Monica Bellucci, nelle vesti di Dolores, una strega buona che dedica la sua vita ai bambini e che parla un mix di italiano e francese.

Monica Bellucci in La befana vien di notte 2 - Foto A. Lanzuisi

Pochi effetti speciali, un cattivo che fa ancor meno paura del precedente (nel primo era Stefano Fresi, qui è Fabio De Luigi), una morale semplicistica e una concatenazione di eventi poco amalgamati tra loro, fanno perdere qualsiasi fascino e magia alla povera Befana.

Dalla penna di Nicola Guaglianone e Menotti, che ci hanno regalato un magnifico super eroe con Lo chiamavano Jeeg Robot, ci si aspettava sicuramente di meglio. Finora restii a fare sequel, qui i due sceneggiatori hanno scelto di fare un’eccezione perché secondo loro c’era ancora tanto da raccontare su questo personaggio. Ecco, l’eccezione conferma la regola, o meglio il sentore: (se sono così) meglio non farli.