Dapprima era Natale su Marte. Poi, causa pandemia e chiusura sale, con dirottamento immediato sulle varie piattaforme (dal 13 dicembre) si è trasformato nel più “generico” In vacanza su Marte. D’altronde, come altre volte accaduto con i cinepanettoni (si pensi agli antichi SPQR, A spasso nel tempo, o ai più recenti Colpi di fulmine e Colpi di fortuna) del Natale non v’è alcuna traccia.

Quel che conta è cavalcare la reunion già festeggiata nel 2018, quando Christian De Sica e Massimo Boldi sono tornati insieme, sullo schermo, con Amici come prima, 13 anni dopo il loro ultimo film in coppia. Stavolta, a dirigerli, torna il vecchio amico Neri Parenti. E a sostenerli la Warner Bros.

@Cristina Di Paolo

Anno 2030. Fabio (Christian De Sica) da tempo ha fatto perdere le proprie tracce alla moglie (Paola Minaccioni) e al figlio Giulio (Alessandro Bisegna). Quando scopre che la sua nuova compagna (Lucia Mascino) e la di lei mamma (Milena Vukotic) stanno per ereditare una fortuna decide di sposarla. Su Marte – pianeta ormai visitabile viaggiando con comodi shuttle – non vige la giurisdizione italiana, quale occasione migliore per maritarsi lì senza dover divorziare dalla prima moglie?

Peccato però che lontano dalla Terra ritroverà il figlio con la fidanzatina al seguito (Denise Tantucci), blogger decisa a smascherare una coppia di influencer (Fiammetta Cicogna e Francesco Bruni) pilotata da un promoter senza scrupoli (Herbert Ballerina). Come se non bastasse, dopo un’escursione spaziale con intoppo, Giulio finirà in un buco nero, viaggiando 50 anni nel futuro e ritrovandosi con le fattezze di un anziano pelato (Massimo Boldi).

144 anni in due, Boldi & De Sica continuano come se non ci fosse un domani e, non a caso, si proiettano anche un decennio in avanti. La solita girandola di volgarità a buon mercato (impareggiabile De Sica), gag trite e ritrite, commedia degli equivoci triviale che tenta l’approdo “interplanetario” rimanendo comunque fieramente terra-terra. La trama, i sottotesti, le performance attoriali di contorno (Vukotic a parte), qualsiasi cosa contribuisce con orgoglio a mantenere alta la bandiera dell’inutilmente necessario. Della tradizione che deve resistere ad ogni costo. Un già visto imbarazzante, al limite del commovente.

@Cristina Di Paolo

Impossibile non ridere di fronte a certe battutacce, impossibile non intristirsi ripensando, con nostalgia, ai quasi 40 anni che ci separano dal primo Vacanze di Natale (1983), di matrice vanziniana.

La domanda però rimane: prima del Covid questo filone sembrava aver perso drasticamente i numerosi spettatori degli anni d’oro. Oggi, in piena pandemia, le piattaforme sapranno rilanciare questa forma di cinema anacronistica e – letteralmente – fuori dal mondo? Magari chissà, dando il La ad una nuova frontiera, quella del telepanettone.