Questi fantasmi. Ma non è Eduardo, bensì Maurizio De Giovanni: il suo testo teatrale per la regia di , Il silenzio grande, arriva al cinema, diretto dallo stesso Gassmann, che sceneggia con De Giovanni e Andrea Ozza.

In anteprima alla diciottesima edizione delle Giornate degli Autori, dal 16 settembre in sala, inquadra in formato famiglia legami e tempo, equivoci e non detti, confronti e sottrazioni, affidate a un cast composto da Massimiliano Gallo, già protagonista della pièce, Margherita Buy, Marina Confalone, Antonia Fotaras e Emanuele Linfatti.

Alla metà degli anni Sessanta a Posillipo, Napoli, il celebre scrittore Valerio Primic (Gallo) convive da un decennio con la pagina bianca: l’autoreclusione nello studio non è fertile, e nemmeno la solerte e impicciona governante Bettina (Confalone) gli è d’aiuto. La splendida e trascurata villa, Primic, in cui abitano è ora al di sopra delle possibilità della famiglia, ma a esserne consapevoli sono solo la moglie Rose (Buy) e i figli Massimiliano (Linfatti) e Adele (Fotaras): la messa in vendita è una necessità, sopra tutto, un volano che spingerà lo scrittore a interrogarsi sulla sua stessa vita e sul rapporto con i propri cari.

Kammerspiel partenopeo, Il silenzio grande non tradisce la derivazione teatrale, ma la regia di Gassmann, alla terza prova dietro la macchina da presa, fa di leggerezza professione di fede, esaltando senza sfarzo né sforzi le prove attoriali, Confalone e Gallo su tutti: è la direzione d’attori, da attore che Alessandro è, il surplus dell’adattamento.

Vivace senza strepiti, accorto senza rimestii, familiare senza banalità, il dramma da camera butta lì qualche idea non peregrina in chiave esistenzialista, dando le parole al silenzio, e viceversa: un dramma, se volete, dell’incomunicabilità ma addolcito dalla seconda possibilità. Fantasmatica e trascendente.