Il precedente lavoro di Stefano P. Testa, Moloch (2017), ricostruiva il ritratto di un personaggio fuori dall’ordinario attraverso le immagini tratte da vecchie videocassette abbandonate in un capannone. L’aspetto che rendeva quel progetto qualcosa di davvero intrigante stava proprio nella restituzione e quindi nel ripensamente delle vite di quelli che Giuseppe Pontiggia chiamava gli “uomini non illustri”.

Nel panorama dell’audiovisivo contemporaneo è sempre più intenso l’interesse nei confronti degli archivi privati composti dagli home movies, luoghi fondamentali non solo per capire l’evoluzione del costume, i rituali domestici, lo sguardo dei cineamatori, ma anche per rinnovare la memoria racchiusa nella grana della pellicola e immaginare ipotesi di narrazione alternative alla realtà.

Presentato al 40° Filmmaker International Film Festival, con Il Secondo Principio di Hans Liebschner (prodotto da Andrea Zanoli per Lab 80 film, con il sostegno del MIBACT e di SIAE nell'ambito dell'iniziativa "Per chi crea") Testa continua il suo lavoro all’interno di questo materiale inesauribile. Se Moloch era un free jazz, Hans Liebschner è una suite che si concentra sui filmini di Liebschner, arrivato in Italia per la guerra e rimasto per amore di una giovane bergamasca con cui ebbe cinque figli.

Il Secondo Principio di Hans Liebschner - credits: Lab 80 Film
Il Secondo Principio di Hans Liebschner - credits: Lab 80 Film
Il Secondo Principio di Hans Liebschner - credits: Lab 80 Film
Il Secondo Principio di Hans Liebschner - credits: Lab 80 Film

Dal 1963 al 2012, Liebschner (morto nel 2013 a 86 anni) ha filmato tutta la sua vita. Prima servendosi di nastri e oggi di smartphone, quella di conservare la memoria dei momenti felici di una famiglia è una pratica molto comune: a partire da questo concetto si sviluppa un film che è lo specchio in cui possono riflettersi tutte le famiglie e al contempo il racconto di un lessico familiare di per sé unico.

Dopo la morte di Hans, qualcuno si liberò di quel patrimonio, finito in un mercatino dell’usato. Chi è stato? Uno dei due figli? Klaus o Peter? Un’altra persona? A suo modo Il Secondo Principio di Hans Liebschner è un’indagine che può essere letta attraverso due lenti: l’una, antropologica, analizza i cambiamenti della società alla luce di quelli familiari; l’altra, privata, ha l’obiettivo di scoprire il motivo per cui qualcuno ha deciso di privarsi di quello che per Hans era il tesoro più inestimabile.

È riduttivo chiamarlo documentario, non solo perché c’è un coefficiente romanzesco che rende Testa narratore in grado di servirsi della realtà per offrirne una visione nuova. Ma anche perché questo cinema di archeologia sentimentale testimonia la passione disinteressata del popolo dei cineamatori, che immortalando la cronaca familiare hanno catturato immagini di un mondo perduto, colori che si infiammano nel ricordo, sorrisi struggenti prima della fine.