Russi vs Americani è una storia di vecchia data. E sotto la superficie ghiacciata del circolo polare artico sembra che la guerra fredda non sia mai finita. Nella profondità del mare il capitano di un sottomarino americano Joe Glass (Gerard Butler) è alla ricerca di un sottomarino statunitense in pericolo quando scopre che è in atto un segreto colpo di stato russo che minaccia di distruggere l’ordine mondiale. Per impedire che scoppi la Terza Guerra Mondiale il capitano Glass si dovrà infiltrare in acque nemiche cercando di recuperare il presidente russo.

E’ questa la storia di Caccia negli abissi, un thriller adrenalinico, tratto dal romanzo Firing Point scritto da George Wallace e Don Keith, diretto da Donovan Marsh e interpretato dal premio Oscar Gary Oldman, Common, Linda Cardellini e Toby Stephens. Tra siluri lanciati a tutta forza in mezzo ai ghiacci con l’intenzione di colpire l’avversario, ancoraggi, sabotaggi e mine a detonazione acustica ci ritroviamo immersi (in tutti i sensi, visto che siamo sotto il livello del mare) in uno scontro tra sottomarini nel fondo dell’Oceano. E il fascino del film sta proprio nelle due dimensioni in cui veniamo catapultati: sopra e sotto il mare. Due mondi che non comunicano.

Certo non mancano le semplificazioni. A cominciare dal classico eroe interpretato dal granitico Gerard Butler, l’attore scozzese, divenuto famoso come il coraggioso condottiero Leonida del kolossal 300 al grido “This is Sparta”, che ormai si è specializzato in ruoli da salvatore del mondo come nell’apocalittico Geostorm.

Qui nei panni del capitano americano Joe Glass che non sbaglia un colpo e che parla per slogan a tratti è piuttosto ridicolo. Il discorsetto che fa al capitano russo al quale ha salvato la vita (“Non siamo nemici, siamo fratelli, condividiamo la paura e l’isolamento”) o frasi come “Voglio questo sommergibile talmente silenzioso che i pesci dovranno sbatterci addosso” sono davvero troppo ad effetto.

In più, come gran parte di questo genere di film, è eccessivamente troppo dalla parte degli americani e veramente poco dei russi (poi si riprende nella seconda parte) e lo sviluppo di diverse scene è facilmente prevedibile.

Ma è affascinante vedere la vita di un equipaggio all’interno di un sottomarino e la reciproca fiducia che due comandanti di opposti schieramenti si danno. Alla fine la tensione c’è, per cui questo action movie americano può dirsi in parte riuscito.