Nel 2018 David Gordon Green aveva osato risvegliare l’istinto omicida di Michael Myers, in sonno da 40 anni, dalla strage di Halloween nel 1978 dopo cui venne rinchiuso in un manicomio criminale. Messi tra parentesi i vari sequel e i due reboot firmati da Rob Zombie, la saga horror ripartiva con i crismi del caso:  il demiurgo John Carpenter (produttore esecutivo e dello score) e Nick Castle e Jamie Lee Curtis per Michael Myers e Laurie Strode.

Tre anni dopo, ecco Halloween Kills, ancora diretto da David Gordon Green: Fuori concorso a Venezia 78, dove Jamie Lee Curtis viene insignita del Leone d’Oro alla carriera.

Nel cast Judy Greer, Andi Matichak, Will Patton, Thomas Mann e Anthony Michael Hall, si riparte da dove il ritorno al futuro del serial killer mascherato ci aveva lasciato: alcuni minuti dopo che Laurie Strode, la figlia Karen e la nipote Allyson hanno lasciato Michael Myers avvolto dalle fiamme nello scantinato della casa di Laurie, la donna viene portata gravemente ferita in ospedale, convinta però di avere ucciso il suo persecutore.

Ma Michael non è spacciato, e il sangue può riprendere a scorrere: Haddonfield riprecipita nell’orrore, vecchi superstiti e parvenu cadono parimenti, Laurie non può nulla, e non è l’unica. Ma c’è un’evoluzione nel Male incarnato dallo psicopatico pluriomicida: un gruppo di improvvisati vigilanti promette che il male morirà stanotte, eppure saranno gli innocenti a farne le spese…

Questo contagio è l’elemento più interessante del sequel, e invero non ce ne sono molti altri: Jamie Lee Curtis è poco più di un cammeo; Myers una furia letale ma banale, ovvero piatta, a parte per qualche fortunata esecuzione, come quella dei pompieri; il popolino vittima e carnefice insieme, sfondo senza profondità psicologica.

Insomma, la si tira per le lunghe, con grande spargimento di plasma e risicato interesse, probabilmente anche dei fan. Non bastasse, si veda l’epilogo, l’effetto sandwich, tra il primo del 2018 e il terzo che verrà, è palese: il secondo incomodo, questo Halloween Kills.