Funivia portami via. Provando a dimenticare la tragedia del Mottarone, c’è di che plaudire Gondola, diretto dal regista tedesco Veit Helmer e in cartellone al quindicesimo Bif&st. Una valle verde, montagne incontaminate, siamo nella regione georgiana dell’Adjara, dove una funivia d’epoca collega i viaggi di Khulo e Tago e i desii di due splendide fanciulle, Nino (Nini Soselia) e Iva (Mathilde Irrmann), conduttrici di funivia invero agghindate come hostess d’aereo.

In carnet Tuvalu, Absurdistan e The Bra, Helmer anche sceneggiatore perfeziona una commedia ilare, scanzonata e frizzantina, rinunciando ai dialoghi per risa, onomatopee e una colonna sonora Malcolm Arison, Sóley Stefánsdóttir sensibile e avvertita, capace di trasfigurare traiettorie in moti d’animo, cabine in palpiti.

Una sorta di realismo magico, in cui gli incontri fugaci tra le ragazze, gli sbraiti del capo autoritario (Zviad Papuashvili), i viaggi dei pochi contadini trovano il retaggio slapstick, l’alveo – del cinema – muto e l’imperativo della leggerezza, senza età e – letteralmente – senza tempo.

Il dramma da camera sdilinquisce nella commedia da cabina, l’amore di Nino e Iva in canto libero, la regia elementare di Helmer in grammatica del sentimento e sintassi antropologica. Una piccola poesia, e infinite gioie per tutti gli spettatori.