Va di moda ultimamente nel cinema italiano raccontare rapine, prese da fatti di cronaca realmente accaduti, di qualche anno fa. Dopo Le Brave ragazze di Michela Andreozzi arrivano infatti al cinema Gli uomini d'oro di Vincenzo Alfieri. Altro heist movie all'italiana.

Questa volta però si torna al grande "classicone": le rapine le fanno gli uomini, non le donne. Tutto nella norma insomma. Con un'unica novità: interpretano i protagonisti del colpaccio attori di norma comici, qui nell'inedita veste drammatica, in primis Fabio De Luigi, seguito da Edoardo Leo, Giampaolo Morelli e Giuseppe Ragone.

A ben guardare neanche la storia è una novità: il secondo lungometraggio di Alfieri (I peggiori la sua opera d'esordio)  è infatti un remake di Qui non è il paradiso, film del 2000 di Gianluca Maria Tavarelli sul medesimo fatto di cronaca.

Nel 1996 a Torino un impiegato postale decise di rapinare il furgone portavalori che guidava tutti i giorni con l'aiuto di alcuni complici. Lì si trattava l'argomento più sotto forma d'inchiesta ed era "fin troppo italiano per essere apprezzato" (Morandini), qui invece si divide il film in tre capitoli (stile Il capitale umano di Virzì) e si ricostruisce la rapina ogni volta dal punto di vista differente di ogni personaggio: il playboy (Morelli), il cacciatore (De Luigi) e il lupo (Leo).

Se le donne, in questo caso le attrici Mariela Garriga, Matilde Gioli e Susy Laude, tornano nell'ombra in questa tradizionale rapina al maschile: chi fa la cubista, chi la fidanzata e chi la moglie che pensa di essere cornuta.

E' pur vero che in realtà sono le uniche a spuntarla in questa vicenda presa da un fatto di cronaca e trasformata in thriller "che finisce come Le Iene di Tarantino" (stando al regista).

Ma se il precedente era appunto "troppo italiano", questo invece scimmiotta troppo gli americani per essere apprezzato.  E il risultato è un tu vuò fa l'americano, ma sei nato in Italy.