26 ottobre 2020: c’è un blackout a Istanbul. Tra suoni di sirene di polizia e posti di blocco ovunque la situazione appare fuori controllo. Mentre i furti e gli atti di violenza continuano a moltiplicarsi nella città. Inizia così il film della regista turca Azra Deniz Okyay, presentato alla scorsa settimana della critica di Venezia e ora in concorso al Med Film Festival.

La storia è ambientata nel futuro. Ghosts (Hayaller) è stato scritto cinque anni fa ed è stato girato nel 2019 (in soli diciassette giorni), quando ancora era impensabile una pandemia mondiale. La regista tuttavia, immaginando un blackout in tutta la Turchia, sceglie comunque uno scenario piuttosto apocalittico (un sovraccarico di corrente come minaccia) per raccontare i cambiamenti in atto nel suo paese.

Protagoniste sono tre donne: una madre alla disperata ricerca di soldi per il figlio, rinchiuso per un errore giudiziario nelle sovraffollate carceri turche; Didem, una giovane ballerina che tenta di sbarcare il lunario facendo le pulizie e infine Ela, un’artista attivista che lotta contro i pregiudizi e le torture nei confronti delle donne e della comunità Lgbtq.

Il risultato è un racconto scuro, in parte autobiografico (la regista è stata segnata sul libro nero per aver manifestato a favore della libertà di espressione), che denuncia lo stallo politico e sociale della Turchia e soprattutto la difficile condizione di vita delle donne, costrette a vivere negli schemi arcaici di una società patriarcale tra ingiustizie e discriminazioni, tra critiche perché indossano la minigonna e apprezzamenti fuori luogo.

Unico personaggio maschile di questa storia buia che fotografa il presente della Turchia è Rashit, un uomo che  specula sulla pelle dei rifugiati siriani ai quali affitta posti letto carissimi in palazzi fatiscenti, che riprende le manifestazioni di protesta per poi passarle alla polizia e che, in accordo con il gruppo di immobiliaristi, provoca incidenti che rendono inagibili e senza valore i palazzi dove poi mettere radici per la nuova città. Anche la demolizione dei palazzi e nello specifico la gentrificazione (“Vogliamo costruire la nuova Turchia”) è dunque un tema al centro di Ghosts. C’è però una via di fuga da tutta questa oscurità. A far tornare la luce e la corrente saranno la danza, la musica (da sottolineare qui la bella colonna sonora tra sonorità pop, indie e alternative) e in generale l’arte. E, ovviamente, anche i film.