1985, l’anno della morte di Rock Hudson e dell’Aids. A quei giorni, che sono poi In Between Days dei Cure con cui apre il film, torna il francese François Ozon, adattando liberamente un libro che lesse proprio quell’estate, a diciassette anni, Balla sulla mia tomba di Aidan Chambers: Été 85, già selezionato per Cannes, è in cartellone alla XV Festa di Roma.

“L’unica cosa importante è che in qualche modo sfuggiamo tutti alla nostra storia”, l’ultima frase del libro assiste anche il film, un boy meets boy in cui Ozon, che da sempre voleva trasformare il romanzo, riversa molti dei topoi della sua poetica, con la consueta empatia, l’attenzione ai desii e ai palpiti, l’amore per il cinema, da cui anche l’uso del Super 16 già per Frantz.

Il protagonista Alex (Félix Lefevbre), sedici anni, scopre la vita complice il diciottenne David, che lo salva da un naufragio: il primo biondino, slavato e rotondo, il secondo muscoloso, imperioso, aguzzo e seducente, scatta la scintilla, che per l’uno è idealizzazione e l’altro avventura, e sarà quel che sarà.

Ozon sposta l’ambientazione britannica dirimpetto, in Normandia, nella proletaria balneare Le Tréport, muovendo tra Lo sconosciuto del lago, il meraviglioso film del 2013 di Alain Guiraudie, e Il tempo delle mele, esplicitamente citato in una scena capitale per illuminare la dissonanza tra i due ragazzi.

L’architettura thriller, che non riveliamo, è ben congegnata, però molto altro più che adolescenziale è puerile: i moti d’animo, dunque i problemi, di Alex sono come lui e l’attore che lo incarna, non incidono, non interessano, difettano d'anima e d'animo, e quando Benjamin Voisin, che già si era mangiato tutti compresa la sua, di David, mamma Valeria Bruni Tedeschi, esce di scena si porta appresso anche la nostra attenzione, se non il film.