Flash. Il neodiplomato Ennio Morricone e il maestro Goffredo Petrassi che piangono insieme. Flash. Morricone che si sente “umiliato”, ovvero umiliante la musica stessa, per aver dovuto barattare quella assoluta con la sussistenza. Flash. Morricone che fa ginnastica sul tappeto di casa, ogni mattina. Flash. Morricone che conquista Elio Petri, avvince i Taviani, perde l’Arancia meccanica di Kubrick. Flash. Morricone che scrive musica come noi la lista della spesa. Flash. Ennio Morricone, di cui dopo questo bellissimo documentario l’amico e collaboratore di una vita, Giuseppe Tornatore, capirà due cose: non era consapevole della propria grandezza; l’opera omnia non verrà mai perimetrata.

L’uomo dietro l’artista, è Ennio, fuori concorso alla 78. Mostra di Venezia, di cui ha rappresentato un vertice assoluto.

In buon ordine (cronologico) e bella copia (la cura stilistica di Tornatore non la si scopre di certo oggi), mette in riga note, pensieri e talking heads – tra gli altri, Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, Hans Zimmer e Pat Metheny – o, meglio, li mette nel pentagramma: è una partitura musicale il film stesso, e questa ammirevole, sorprendente e al contempo evidente qualità è il dono più grande che Peppuccio ha fatto a Ennio, consustanziando soggetto e supporto.

Si vede il musicista, sopra tutto, si vede la musica, una sinestesia cercata, alimentata e sublimata da Tornatore.

Rimane nello spettatore l'aneddotica gustosa, dalla colonna sonora di Arancia meccanica negata a Ennio da un gelosissimo Sergio Leone al Tom & Jerry sciaguratamente tirato in ballo a mo' di exemplum da Oliver Stone, e - Tornatore confida - un punto di partenza, invero sontuoso, per gli studiosi che vorranno applicarsi oggi e domani al mondo Morricone.

La confidenza tra Ennio e Peppuccio, condensata nella lunga intervista del regista dorsale al doc, non è esclusiva, ma inclusiva: la sperimentazione, la moglie Maria, la commozione, il padre trombista, tutto si scoglie in un lessico familiare, il maestro e le sue note, le sue composizioni, le sue e nostre emozioni.

Per definire questo lavoro, torna buono The Hateful Eight, che è valso a Morricone il suo secondo Oscar nel 2016: Tarantino girò in 70mm quello che a tutti gli effetti è un dramma da camera. Tornatore con Ennio ha fatto lo stesso: ha voluto il mondo per dire di un uomo. Enciclopedico, universale, intimo: Ennio.