La seconda volta è meglio della prima. Non ci aveva convinto, approdato in sala a ridosso delle Feste l’anno scorso, l’approccio dei Manetti bros., Marco e Antonio, al Re del Terrore partorito dalla fantasia delle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. Il film eponimo denunciava una filologia spuria, una fedeltà sterile, calmierando i guizzi artigianali e l’emotività de core del sodalizio romano per un calco senza paura, una recitazione sciatta, un décor bello e impotente. Insomma, adattando il terzo albo a fumetti L’arresto di Diabolik del 1° marzo 1963, i Manetti facevano professione di fan, assai meno cinema: l’arresto di Diabolik diveniva risultato.

Più di qualcosa è cambiato con il secondo capitolo dell’inteso trittico, che verrà completato sul grande schermo nel 2023: fatto tesoro, crediamo, delle critiche, Marco e Antonio traspongono il sedicesimo albo, Ginko all’attacco!, con (più) gusto e sostanza, licenziando un fumettone elegante, stilizzato e, in alcune sequenze di sapore bondiano, perfino magistrale.

E pensare che partivano con un handicap, almeno previsionale: Luca Marinelli si era reso indisponibile a proseguire, sicché il ruolo del protagonista mascherato veniva affidato a Giacomo Gianniotti, un aitante giovanotto noto per lo più per Grey’s Anatomy. Non che ci volesse poi molto, non fa rimpiangere per nulla Marinelli, potendo contare su una maggiore rassomiglianza fisica e, cercata o endemica, una recitazione più sintonica allo straniamento, perfino sedazione, imposto agli attori dai due registi e, a sei mani con Michelangelo La Neve, sceneggiatori. Sia chiaro, la scelta recitativa intenzionalmente ossequiosa alle tavole continua a non convincerci, ma stavolta vuoi perché ci abbiamo fatto l’abitudine, vuoi perché è più sfumata è quasi indolore. Di più, esalta la principale new entry del sequel, Monica Bellucci, che incarna divertita e divertente la maliarda duchessa di Vallenberg, Altea: splendida splendente, spartisce un filarino con l’ispettore Ginko, un ritrovato e migliore Valerio Mastandrea.

Ma il motore della storia, ancora una volta infinitamente inferiore al racconto per peso e potenza, è in capo al Re del Terrore e a Eva Kant, una giusta Miriam Leone, il cui sodalizio è minato dal tradimento: mollata dal partner alla mercé delle forze dell’ordine, la donna si vendica, prestando i propri servigi a Ginko. Diabolik, già spogliato della refurtiva accumulata in cotanta carriera, ha le ore contate, giacché di nome e di fatto è Ginko all’attacco!.

Location, scenografie, ancora di Noemi Marchica, e costumi, nuovamente di Ginevra De Carolis, si erano già fatto lodare, ma qui si affinano sensibilmente: una gioia per gli occhi e, prima, per le luci curate da Angelo Sorrentino, sicché i Manetti possono esaltarsi nelle riprese aeree in notturna, tallonando Diabolik e gli altri con esiti formalmente impeccabili e a tratti spettacolosi. Non amor, ché la coppia scoppia (?), vincit omnia, bensì l’aspetto visivo, che i registi affrancano dal calco fumettistico con accentuata ariosità e guadagnato respiro: se non bello da vedere, Ginko all’attacco! è sicuramente bello a vedersi.

Nel cast anche i poliziotti Linda Caridi e Alessio Lapice, i centoundici minuti - per la produzione di Mompracem e Rai Cinema con Astorina e Bleidwin – non fanno guardare l’orologio, come accadeva col primo, allo spettatore, gratificato di qualche volo registico più virtuos(istic)o che pindarico.

Fin qui benino, ma la bilancia pende decisamente per i Manetti grazie alle musiche, costanti ma non invasive, colte ma non leziose, e in definitiva icastiche, di Pivio & Aldo De Scalzi, probabilmente ai vertici della carriera. Una partitura (Edizioni Curci) sinuosa, qui e là lussuriosa, che si erge a personaggio, se non protagonista, intrecciando un tappeto sonoro di gran classe, cui contribuisce anche l’inedito di Diodato Se mi vuoi.

Diabolik era assente dagli schermi dalla trasposizione pop di Mario Bava del 1968, i Manetti ce l’hanno riportato, e dopo le incertezze, chiamiamole così, della prima volta, la seconda si fa apprezzare, non da ultimo per le migliorie negli effetti speciali, supervisionati da Simone Silvestri. Di ‘sto passo il terzo capitolo potrebbe essere tanta roba. Scommettiamo?