Alexandre Aja dirige un horror “naturale” con Kaya Scodelario protagonista. Una protagonista carismatica, empatica, convincente per un’anti-favola che va dritta al punto. Un super tornado colpisce la Florida, l’acqua si alza e travolge la città, le strade vengono inondate, le abitazioni evacuate. Da qualche parte, però, rimane il padre di una ragazza cresciuta a pane e gare di nuoto, sempre con lui in prima fila, a tifare.

Ora è il momento di nuotare contro degli alligatori giganti. La casa d’infanzia diventa una piscina impropria, con corridoi e senza corsie, un seminterrato fangoso è il primo, e principale, teatro dello scontro. Barry Pepper è il padre, in gravissima difficoltà, non potrebbe mai farcela da solo: benché sostenga la figlia, è suo riflesso complementare, un uomo arreso alla vita, alle sue difficoltà e, ora, ai suoi coccodrilli.

Ma lei non ci rinuncia, vuole salvare lui e il suo cane, prim’ancora che se stessa. Crawl di Aja è un condensato di meccaniche classiche, rodate, efficaci. Nulla di più, ma nel suo minutaggio chirurgico (97’) non è un problema così grave.

Non è un film originale, né sorprendente, ma fa tutto ciò che promette, in maniera estremamente puntuale. Peraltro, con un cast ridottissimo ma più che convincente. Di solito, in questo genere di film è il mostro a rubare la scena, ma la Scodelario non permette neanche questo.

Manca quel che Paradise Beach di Jaume Collet-Serra faceva meglio, costruzione del contesto e chiusura. Il “cugino” con Blake Lively, però, presentava lacune nel ritmo e nel corpo centrale, sintomo di cui Intrappolati non soffre. Certo, rimane un film che non punta minimamente più in alto del proprio target sicuro, ed è un tantino attorcigliato su se stesso per quanto riguarda lo sviluppo della trama orizzontale.

Stringato com’è, pare un episodio di qualcosa di più grande, che probabilmente non vedremo mai. Ma ha le spalle abbastanza larghe, comunque, da farci vedere abbastanza.