L’amore è cieco. Sicuramente Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni (Antonio Albanese) ne sono la dimostrazione. Lei romanaccia di periferia, truccatissima, sempre con le zeppe altissime, piena di tatuaggi, con magliette abbellite da scritte che sono tutto un programma (da “Formentera non esiste!” a “A’nvidiose”) e convinta che “Con la cultura nun se magna”. Lui, milanese trapiantato a Roma, che al contrario con la cultura ci mangia: manager impegnato nel recupero di uno spazio di periferia e deciso a farne uno spazio culturale.

Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto - Foto Claudio Iannone
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto - Foto Claudio Iannone
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto - Foto Claudio Iannone
Foto Claudio Iannone

Le differenze non potrebbero essere più evidenti, eppure quest’amore sbocciato tre anni fa e destinato a durare pochissimo, proprio come Un gatto in tangenziale, ancora è nell’aria. “Ritornerai, lo so ritornerai e quando tu ritornerai ritroverai tutte le cose che non volevi più vedere intorno a te”, cantava Bruno Lanzi. Ecco, Giovanni ritorna e ritrova Monica, anche se questa volta non nel malfamato quartiere romano Bastogi, né a Coccia di Morto, ma in carcere. Ritrova la sua simpatia, ma anche il suo scetticismo e il suo qualunquismo, e le sue sorelle-ladruncole (le mitiche gemelle Pamela e Sue Ellen, chiamate così in onore del serial Dallas e interpretate da Alessandra e Valentina Giudicessa, ormai diventate famose). Le due l’hanno messa nei guai, facendola finire in prigione con l’accusa di aver nascosto merce rubata. La aiuterà Giovanni commutando la sua detenzione con un lavoro nella parrocchia di San Basilio.

Foto Claudio Iannone
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Prodotto da Wildside e Vision Distribution e diretto da Riccardo Milani, il secondo capitolo della commedia campione d’incassi e Biglietto d’Oro del 2018, è senza dubbio più divertente del primo.

Mantiene i protagonisti del precedente, ma vanta anche notevoli new entry come Luca Argentero, nel ruolo di Don Davide, un prete tanto bello quanto pio, impegnato sul campo con gli umili e i diseredati e proprio per questo preso di mira dagli stessi parrocchiani, e Sarah Ferlberbaum, nel ruolo di una giovane rampante legata sentimentalmente a Giovanni. Due nuovi personaggi che si affiancano a un bel cast già rodato, composto tra gli altri da Sonia Bergamasco, nel ruolo di Luce, l’ex moglie di Giovanni obnubilata dalla presenza di Don Davide; Claudio Amendola, nei panni dell’ex marito di Monica, un coatto che entra ed esce continuamente di galera e infine Simone De Banchi (il figlio di Monica) e Alice Maselli (la figlia di Giovanni).

Foto Claudio Iannone
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Mai volgare. Mai eccessivo. Di nuovo si gioca sugli opposti che si attraggono. Se prima la dicotomia era Coccia di Morto vs Capalbio, ora le differenze sono più linguistiche che sostanziali perché nel profondo i valori sono gli stessi. E sono gli stessi che la Chiesa Cattolica porta avanti riempiendo un buco che in qualche modo la politica ha lasciato scoperto. Che si dica spazio food o viceversa er buffet, ciò che conta è la destinazione, la stessa sia per Monica che per Giovanni: gli abitanti delle case popolari. Idem per la cultura. Che ci si mangi o meno, lo stupore di fronte alla bellezza della Fontana di Trevi (la Fontana di Duchamp consistente in un comune orinatoio è chiedere davvero troppo!) è universale. Così come l’amore è inevitabile.

Non lo fermi. E la condivisione non ha limiti né barriere. Basta incontrarsi e fermarsi ad ascoltare. Ed ecco che all’orizzonte è facile vedere già un terzo gattino in tangenziale.