Ci spingeremo un po’: Cip & Ciop – Agenti speciali raggiunge lo stesso equilibrio tra profondità metatestuale, senso dello spettacolo e divertimento trasversale di Chi ha incastrato Roger Rabbit. Che è un capolavoro, una pietra miliare del cinema americano dell’ultimo mezzo secolo, quindi magari si dovrebbe placare un po’ l’entusiasmo di fronte al revival del cartoon trasmesso negli anni Novanta.

E però stupisce l’audacia della Disney nel proporre un’operazione del genere, che in superficie sembra voler fare conoscere i due scoiattolini a un pubblico infantile che forse finora li ha frequentati poco (che nel 1943 festeggiano 80 anni) ma nei fatti dialogare con una platea più adulta, gli spettatori oggi ultratrentenni che sono cresciuti con quei personaggi.

Siamo sempre lì, tutto sommato, con il dominio incontrastato della Disney non solo come serbatoio di storie ma – soprattutto – in quanto produttore di nostalgia. Eppure più che una banale e ammiccante operazione nostalgia è un’operazione sulla nostalgia, un racconto avventuroso ed intellettuale che, come nel cult di Robert Zemeckis, ragiona sullo statuto delle immagini, sulla persistenza dell’immaginario nel reale, sull’antropomorfizzazione dell’animazione.

Non a caso, nell’incipit si torna a trent’anni fa, quando Cip e Ciop, star della serie Agenti speciali (quella vera: gli attori hanno voci diverse rispetto ai personaggi), rompono in seguito alla brama del secondo di emanciparsi dalla gabbia della coppia.

Quando torniamo ai giorni d’oggi, troviamo Cip che si è ritirato dalle scene con amarezza, accumula attestati come impiegato del mese, vive con un cane di taglia normale ma che per lui è enorme. E Ciop che, dopo essersi sottoposto a un intervento estetico, si è tramutato in un’animazione in CGI (geniale) e gira nelle convention per fare foto con i fan (i suoi vicini di stand sono Lumiére de La bella e la bestia e Sonic), sognando un revival della serie.

(L-R): Dale (voiced by Andy Samberg) and Chip (voiced by John Mulaney) in Disney's live-action CHIP 'N DALE: RESCUE RANGERS, exclusively on Disney+. Photo courtesy of Disney Enterprises, Inc. © 2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
(L-R): Dale (voiced by Andy Samberg) and Chip (voiced by John Mulaney) in Disney's live-action CHIP 'N DALE: RESCUE RANGERS, exclusively on Disney+. Photo courtesy of Disney Enterprises, Inc. © 2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
(L-R): Dale (voiced by Andy Samberg) and Chip (voiced by John Mulaney) in Disney's live-action CHIP 'N DALE: RESCUE RANGERS, exclusively on Disney+. Photo courtesy of Disney Enterprises, Inc. © 2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
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Già così siamo di fronte a qualcosa che surclassa l’aspetto surreale per elevarsi a riflessione sulle icone pop nell’epoca postmoderna, ma Cip & Ciop – Agenti speciali ha la consapevolezza di non potersi chiudere nell’atto onanista e perciò si dota di una trama, affine a quella delle avventure della serie. Che è, a sua volta, coerente con l’impianto ideologico del film: Monterey Jack, co-star nella serie originale, è scomparso. Il timore è che, come altri personaggi animati misteriosamente spariti, sia finito preda di un’organizzazione criminale guidata da Sweet Pete, che in seguito a un disastroso intervento chirurgico in è diventato una specie di Peter Pan malconcio e sovrappeso.

Come in Roger Rabbit, Cip & Ciop – Agenti speciali è una parata di cartoni provenienti da vari studios – e ora prevalentemente passati nella grande famiglia della super major Disney – e calati in scenari realistici o reali proprio per sottolineare il rapporto strettissimo tra mondo dei corpi e mondo delle immagini.

Il concetto apparente è un po’ quella della festa, del banchetto al quale sono tutti invitati, ma nel profondo affiora una tensione – pur attenuata da un umorismo mai edulcorante, anzi piuttosto acuto – che è anche il modo meno anarchico con cui la Disney affronta le stesse problematiche di Bojack Hoserman: il destino dei beniamini nello star system dopo la sbornia della celebrità, l’ipocrisia dell’industria hollywoodiana nello svilimento delle sue icone, il bisogno di proteggere i rapporti umani in un sistema dominato dall’insuccesso personale.