L’agente federale Aaron Falk (Eric Bana) apprende dell’omicidio-suicidio che ha scosso la famiglia del suo amico d’infanzia Luke Hadler (Martin Dingle-Wall) dai giornali di Melbourne e decide di tornare a Kiewarra, nell’outback australiano, per partecipare ai funerali. I genitori di Luke non sono convinti dall’esito delle indagini, secondo cui l’uomo avrebbe ucciso moglie e figlio in un raptus di follia per poi togliersi la vita, e chiedono ad Aaron di indagare sulla vicenda.

Il ritorno dell’uomo nel paese di provincia che aveva lasciato quando era adolescente coincide con il ritorno a galla di ricordi e persone che aveva cercato di relegare nel passato, come l’amica d’infanzia Ellie Deacon (Bebe Bettencourt), della cui morte i parenti continuano ad incolparlo insieme al defunto Luke.

Come la siccità che avvolge Kiewarra avvizzisce il paesaggio grigio-giallognolo del deserto australiano – reso magistralmente dalla fotografia di Stefan Duscio – così la morte di Ellie continua ad aleggiare sulla comunità rurale come un’antica ferita, avvelenando le menti e i cuori dei suoi abitanti che, Aaron scoprirà, negli anni in cui è stato assente hanno covato segreti al riparo dal bruciante sole del deserto australiano.

Nella ricerca della verità sul caso Hadler, Aaron troverà finalmente anche le risposte alla morte di Ellie, che lo aveva tormentato per gran parte della sua vita.

Tratto dal romanzo del 2016 della scrittrice australiana Jane Harper, The Dry (ovvero “la siccità” nella versione originale) di Robert Connolly, è un poliziesco ben riuscito che dosa con dovizia ritmo e suspence, in un intreccio narrativo arricchito da continui flashback nel passato dei protagonisti.

Il tutto è valorizzato dalla convincente interpretazione di Eric Bana e dalla bella fotografia di Duscio che racconta una storia a sé stante, fatta di corpi madidi di sudore, sterpaglie avvizzite, colori sbiaditi come i ricordi che i protagonisti vorrebbero restassero nel passato e che, invece, continuano a ripresentarsi nella loro vita adulta.

Aiutato probabilmente dall’avere alle spalle il libro della Harper, il film funziona perché risulta convincente nel descrivere le difficoltà insite nel portare a galla la verità all’interno di una comunità rurale in cui tutti hanno dei segreti, e quindi qualcosa da perdere.

Anche il titolo italiano “Chi è senza peccato”, pur essendo meno evocativo rispetto all’originale, ha qualcosa da dire sulla trama del film che riesce a essere convincente descrivendo appieno dei personaggi tridimensionali. In questo senso The Dry, così come ogni poliziesco il cui fine ultimo sia la ricerca della Verità, è un film sulla natura umana, fatta di bugie, segreti e mezze verità e in cui nessuno, compreso il protagonista, è veramente “senza peccato”.