In attesa di Once Upon a Time in Hollywood di Quentin Tarantino dedicato al periodo in cui è maturato l’omicidio di Sharon Tate, la regista Mary Harron anticipa i tempi e porta sullo schermo non Charles Manson ma le ragazze che facevano parte del suo gruppo a metà tra harem e setta. Non che il diabolico omicida non si manifesti in carne e ossa, solo che la regista è molto più interessata alle dinamiche femminili tra le seguaci e il capo.

Il gruppo è quello della Manson Family, un coacervo di gelosie, frustrazioni, amori, esaltazioni, ordini, punizioni gratuite. Le giovani fanciulle subiscono il fascino diabolico di un seduttore impietoso, mosso dal solo obiettivo di diventare il padrone assoluto di corpo e mente di ognuna di loro. La violenza un passaggio obbligato, da vivere come una sorta di prova di totale fedeltà.

Quando Charlie Says inizia, tutto si è già compiuto. Sharon e i suoi amici massacrati in una notte di follia non hanno più le foto in prima pagina, le giovani donne sono rinchiuse per sempre in un carcere di massima sicurezza. Manson è lontano, la sua parola tuttavia riecheggia ancora nelle menti delle tre ragazze. Il lavaggio del cervello è stato totale, irreversibile. Nemmeno ripercorre gli orrori della tragica notte insinua un seppur larvato senso di colpa. Charlie ha vinto per sempre.

Costruito attorno alla figura di Karlene, la ricercatrice che per anni ha realmente tentato di far comprendere alle assassine la gravità del loro delitto, il film è il ritratto di menti malate ma non per questo meno complesse. La follia non trova spazio però, e non sarebbe comunque una giustificazione. Alla fine infatti ciò che sorprende maggiormente è la lucida accettazione di una manipolazione subita e mai messa in discussione. Ciò che Charlie ha detto, rimane legge per sempre.

Mary Harron non sceglie la strada della compassione, e fa bene. Sguardo lucido scandaglia animi, riproduce nefandezze, rivela assenze di emozioni. Non dimentica però di ammantare di umana pietà la pur dura Karlene, irriducibile nel tentativo infruttuoso di far breccia nel cuore e nella mente delle ragazze di Charlie.