Cinema e pugilato è un connubio che dura da tempo. Certo, non sono molti i film con donne che indossano i guantoni. Sicuramente il più celebre è Million dollar baby di Clint Eastwood che vedeva protagonista Hilary Swank. Rimanendo però all’interno dei confini nostrani c’è una ragazza italiana, precisamente di Torre Annunziata, che in breve tempo divenne una stella del ring.

E’ Irma Testa e si qualificò nel 2016 alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. I due registi Alessandro Cassignoli e Casey Kauffmann (reporter per Al Jazeera), al loro secondo lungometraggio dopo The Things We Keep, ci raccontano nel doc Butterfly questa giovane promessa mondiale del pugilato femminile che aveva tutte le carte in regola per vincere l’oro anche se alla fine fu sconfitta ai quarti di finale. 

E’ un delicato viaggio nella testa e nei sentimenti di una giovane, che in virtù dei suoi risultati è considerata la pugile under 20 più forte del mondo. Una forza che però si accompagna a un’estrema fragilità. 

 

Indirettamente, o meglio attraverso i suoi rapporti con la madre, con il fratello Ugo e con il suo maestro Lucio “suo salvatore” ci viene così consegnato un ritratto umano e autentico di una ragazza che da Torre Annunziata arrivò fino a Rio per poi appendere, delusa, i guantoni al chiodo, diventando preda delle sue paure, delle sue debolezze e dei suoi rimpianti. 

Ma questa storia ci insegna soprattutto che dopo una sconfitta bisogna sempre avere il coraggio e la forza di rialzarsi. E’ questa la lezione di Irma ed è questa la sua medaglia d’oro.