Corpi smisurati e figure a tutto tondo, morbide e abbondanti. Giganti sederi e rotondità. Chi lo avrebbe mai detto che dietro quella pienezza delle forme che caratterizza la produzione di Botero ci fosse in realtà una spasmodica ricerca della figura paterna? Questo, e non solo questo, ci fa scoprire il regista canadese Don Millar con il suo film Botero - Una ricerca senza fine.

Attraverso un dialogo continuo tra l'artista e i suoi tre figli (Lina, Fernando e Juan-Carlos) e gli interventi di critici d'arte e galleristi emergono in questo bel doc i temi ricorrenti nell'opera di un creativo instancabile e controverso per la sua popolarità.

Snobbato dalla critica, ha però affascinato il mondo ed è da sempre amato dal pubblico, che si accalca per ammirare le sue opere, e di fatto è l'artista vivente con il maggior numero di mostre e il maggior numero di pubblicazioni sulla sua persona.

Pittore e scultore, figlio di un venditore ambulante, morto improvvisamente quando lui aveva solo quattro anni, e di una donna molto severa che manteneva lui e i suoi fratelli facendo lavori di cucito, Botero nel 1952 dalla sua Colombia andò alla volta dell'Europa.

Affascinato da Velasquez, Goya, colpito da Piero della Francesca ("rimasi ipnotizzato") e dal Rinascimento (per lui l'epoca d'oro della pittura), studioso degli artisti del '400 italiano, l'artista colombiano nella sua vita ha sperimentato costantemente, ma ha anche ricalcato la sacra e consolidata tradizione facendone delle variazioni e fatto suoi soggetti di altri artisti creando delle opere d'arte originali.

Ha ritratto importanti figure della storia dell'America latina e denunciato la diseguaglianza sociale, il narcotraffico e le torture inferte ai prigionieri del carcere di Abu Ghraib (Iraq), e al tempo stesso ha raccontato il mondo del circo ("per le libertà del corpo") e quello della corrida (che offre la possibilità di usare tanti colori).

Alla terribile tragedia della perdita del suo figlio più piccolo, Pedrito, investito da un furgone, ha risposto dipingendolo all'infinito in una serie di tele, e dipingendo per un lungo periodo nient'altro che lui. 

Con le sue opere ha sempre cercato di parlare a tutti perché "l'arte non può cambiare le cose, ma può lasciare memoria" e se per Botero "la pittura è bilanciare ogni cosa cercando di renderla armonica", allora questo documentario è sia arte che pittura perché ci restituisce un armonico quadro del grande artista colombiano.