Ci sono film che sono fatti apposta per far piangere. Questo è uno di quelli. Per cui, fazzoletti a portata di mano, prima di entrare in sala a vedere questo lacrima-movie, che ha per protagonista un cane: un Golden Retriver di nome Enzo. La storia, diretta da Simon Curtis, è tratta dal romanzo L’arte del correre sotto la pioggia di Garth Stein e racconta la vita di un pilota da corsa (Milo Ventimiglia) attraverso gli occhi del suo amico a quattro zampe: dall’incontro con Eve (Amanda Seyfred) alla nascita della piccola Zoe. Lui c’è e sta lì.

Non aspettatevi però un Hachiko, il cane di razza Akita, divenuto famoso per la sua grande fedeltà nei confronti del suo padrone: il professor Hidesaburō Ueno. Storia che poi ha ispirato il bel film strappalacrime Hachiko di Lasse Hallström. Qui Enzo (purtroppo) è solo un protagonista sullo sfondo: insomma si vede poco. In compenso si sente molto.

Sarebbe più giusto infatti se questo film non si intitolasse Attraverso i miei occhi, ma Attraverso la sua voce fuori campo, che (unica nota positiva) nella versione italiana è quella del grande maestro Gigi Proietti (nell’originale quella di Kevin Costner). Il cane più che un animale, qui è di fatto il narratore di una storia triste all’eccesso, lenta e piuttosto prevedibile, nonostante sulle piste più volte sia ribadito che c'è  “l’elemento imprevedibile della pioggia”.

Qui, oltre alla metafora (piuttosto retorica) della vita come se fosse un circuito automobilistico, c'è  il tema della reincarnazione (e non si capisce per quale motivo un cane voglia tanto diventare un uomo visto che nel film soffrono tutti). Alla fine solo per un breve intermezzo ci si commuove, e non per il cane, ma per la malattia di Eve. Per il resto la pioggia (l’imprevedibilità) non c’è e l’effetto non è quello delle lacrime, ma della noia. Insomma, userete più l’orologio dei fazzoletti.