DUE CUORI SOTTO SEQUESTRO

ITALIA 1941
L'ultimo rampollo di una nobile famiglia piuttosto che rinunciare alla composizione e presentazione di canzonette, cui si dedica nei pubblici locali, abbandona la casa paterna e si rifugia nello studio ospitale di un pittore lontano, dove casualmente incontra una studentessa. I due si innamorano e decidono di convivere. Intanto il padre del giovane, che non vuol perdere un affare in corso, propone al ragazzo un matrimonio di convenienza con la figlia del proprio socio, promettendogli in cambio una larga sovvenzione di denaro. I due innamorati, che sono ridotti agli estremi delle loro risorse finanziarie, combinano di accettare il fidanzamento, del giovanotto con la ragazza proposta dal padre per poi non addivenire al matrimonio con improvvisa rottura. Ma la studentessa, rimasta sola, comprende l'ingenuità di questo piano e, per procurarsi il denaro necessario a riprendere la vita in comune con il giovane musicista, si reca al convegno fissatole da un ricco signore. Costui, che è poi il padre del musicista, conosce così la fanciulla e ne misura l'affetto per suo figlio: egli rinuncia allora ai propri disegni e consente che i due si sposino.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Ludovico Bragaglia

Attori: Massimo Serato - Il Compositore, Maria Mercader - Studentessa, Armando Falconi - Il Padre Del Compositore, Virgilio Riento - Ufficiale Giudiziario, Pina Renzi - Signora Sorda, Enzo Biliotti, Mario Riva - Un Cantante, Bianca Della Corte, Juan Calvo

Soggetto: Carlo Ludovico Bragaglia

Sceneggiatura: Carlo Ludovico Bragaglia

Fotografia: Rodolfo Lombardi

Musiche: Giovanni Fusco

Montaggio: Ines Donarelli

Scenografia: Gastone Medin

Durata: 80

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Produzione: GIUSEPPE GALLIA PER LA ATLAS FILM

Distribuzione: CINE TIRRENIA

CRITICA
"Carlo Ludovico Bragaglia che è certamente tra i registi piu leggeri, abili e piacevoli che abbiamo, ha anche questa volta cucinato un film grazioso, un gustoso pasticcio d'amore e di sorprese. (...) Il dialogo è brioso, gli equivoci si susseguono brillantemente, i tipi come quello disegnato da Pina Renzi nelle vesti di una signora sciocca e sorda, destano spesso allegre risate. (...) Falconi ha una parte di vecchio rubacuori che sembra fatta su misura (...) Insomma si tratta di un film gaio che fila amabilmente". (Vice, "Il Messaggero", 6/9/1941)