E' un omaggio a John Ford e alla mitologia del Far West il nuovo film di Wim Wenders, Don't Come Knocking. "Sono cresciuto a Berlino, ma quando ho scoperto nella musica, nei libri e nei film il genere western, ho deciso che per me quello era il luogo ideale del pianeta" dice il regista tedesco, che torna al festival di Cannes per la quindicesima volta, accolto dagli applausi del pubblico in sala e da una vera e propria ovazione dei giornalisti presenti alla conferenza stampa. E' il suo sesto film in concorso per la Palma d'Oro dopo L'amico americano (1977), Hammett (1982), Paris, Texas (trionfatore nel 1984), Il cielo sopra Berlino (1987), Così lontano, così vicino (Gran Premio della giuria nel 1993) e Crimini invisibili (1997). Interpretato da Sam Shepard (già protagonista del film vincitore della Palma d'Oro), Don't Come Knocking racconta di un Howard Spence, attore ormai sul viale del tramonto che, dopo essere diventato una star interpretando l'eroe in numerosi western, è costretto ad accontentarsi di piccoli ruoli senza importanza. Vittima della sua stessa fama, schiavo della droga e dell'alcol, inseguito dal suo agente assicurativo (Tim Roth), decide di mollare tutto e di tornare da sua madre (Eve Marie Saint). E' lei ad informarlo che Doreen (Jessica Lange), una donna che ha tanto amato nel passato, ha avuto un figlio da lui e non gli ha mai detto nulla. "E' la storia di un uomo che ha perso il filo della propria esistenza - spiega Wenders, che ha sceneggiato il film insieme a Sheppard -, ma è anche una storia sulla solitudine e sulle relazioni familiari". Nessuna implicazione politica, a differenza del "veneziano" La terra dell'abbondanza: "A meno che - scherza Wenders -  non vogliate che dica che non vorrei mai un padre come Bush". Per Don't Come Knocking il regista ha scelto di girare nella mitica Monument Valley, già teatro dei western di John Ford: "E' stata una delusione andarci - rivela - ormai quei bei paesaggi sono troppo legati agli spot pubblicitari. Ti vengono subito in mente le sigarette".