"Non sono un amante dei videogame, ma quando ho saputo che il protagonista era un personaggio di quelli che piacciono a me - dark, intenso, arrabbiato - non ho avuto più dubbi". Tra Mark Wahlberg e Max Payne - il film tratto dall'omonimo videogame di successo, presentato stamattina a Roma, dal 28 novembre nelle sale distribuito dalla Fox - è stata soprattutto una questione di feeling. A 37 anni suonati, la "testa calda" di Boston (l'attore, cresciuto in una famiglia povera e numerosa, ha avuto da ragazzo qualcher guaio con la giustizia), non nasconde i suoi trascorsi da adolescente sbandato e rapper velenoso, spiegando come il passato abbia finito per indirizzare la sua carriera: " Le esperienze dure vissute nella mia infanzia hanno influenzato i miei ruoli più oscuri, e sono il motivo per cui non salto mai una domenica in chiesa. Mi piacerebbe però raccontarmi anche in una commedia". Non è il caso di Max Payne, storia di un detective ossessionato dal brutale omicidio di moglie e figlio, la cui unica ragione di vita diventa acciuffare e uccidere i colpevoli: "Essendo padre, ho stabilito un legame emotivo con lui immaginando il suo dolore per aver perso la famiglia". E sulla sua dimistichezza con le armi da fuoco precisa: "Quando M. Night Shyamalan (che l'ha diretto in E venne il giorno), mi ha consigliato di non farmi più vedere in un film con una pistola perché secondo lui sono il nuovo Tom Hanks, gli ho risposto 'sei matto? Quello proprio non sono io. E poi i ruoli con la pistola li vogliono tutti, anche Tom Hanks". E a proposito di "maestri" confessa: "Agli inizi accettato una parte in base al nome del regista. Ciò mi ha fatto anche commettere degli errori, come accettare The Truth About Charlie di Jonathan Demme. "M. Night Shyamalan, lo si potrebbe scherzosamente descrivere un dittatore cattivo, perché non ti fa cambiare una parola del copione. Scorsese, al contrario mi ha dato grande fiducia e completa libertà di improvvisare. Peter Jackson la mattina prima di girare ti si presenta con quattro o cinque pagine di sceneggiatura nuove, ma sa creare sul set un'atmosfera talmente protetta da non farti sentire perso". In attesa di vedere lui dietro la macchina da presa ("Devo prepararmi bene però"), Wahlberg confessa di preferire ultimamente le storie della tv a quelle del cinema, tanto che nell'autunno 2009 dovrebbe partire su HBO una serie che ha prodotto con Martin Scorsese (che dovrebbe dirigere il pilot), Boardwalk Empire, che racconta la rinascita, all'inizio del '900 di Atlantic City come mecca del gioco d'azzardo tra gangster e corruzione: "Il pilota dovremmo girarlo tra aprile e maggio, appena Martin ha finito il montaggio del suo nuovo film (Shutter Island, ndr). Di recente abbiamo avuto un incontro e siamo tutti eccitati per il progetto. Martin in particolare: la serie è pane per i suoi denti". Infine i suoi prossimi impegni d'attore. Wahlberg è in attesa di una chiamata di Darren Aronofsky per l'inizio delle riprese di The Fighter, storia vera del pugile Micky Ward che dovrebbe girare in coppia con Daniel Craig. Ma il condizionale è d'obbligo: "Ho visto recentemente Darren e ne abbiamo parlato .Mi sono un po' stufato di dovermi alzare alle cinque ogni mattina da due anni ad allenarmi per un film che non so quando iniziera".