"Sono ormai vent'anni, dall'attacco delle Torri Gemelle in poi, che viviamo con la paura e rimaniamo a casa a causa di attentati e situazioni molto gravi che sono successe. Anzi, personalmente penso dai fatti dal G8 di Genova, tra l'altro sempre nel 2001. Da quel momento il rimanere a casa è diventata un'abitudine e abbiamo cominciato sempre più a curare i rapporti interpersonali attraverso i social".

Isabella Ragonese in Il Giorno e la Notte

Parola di Daniele Vicari, non solo regista di film come Velocità MassimaDiaz (sui tristi fatti avvenuti nella scuola Diaz a Genova), Sole Cuore Amore, ma anche fondatore e direttore artistico della Scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volonté. E proprio dalla sua esperienza come docente è nata l'idea di girare un film a distanza durante questo lungo lockdown. "Ci siamo posti la questione su come organizzare la didattica del cinema a distanza, una cosa abbastanza complessa perché il cinema è basato sull'esperienza- racconta-.  Abbiamo fatto delle sperimentazioni nelle case degli studenti e con Andrea Porporati, che è uno degli insegnanti della scuola, abbiamo pensato: se lo fanno loro possiamo farlo anche noi. Con Andrea Cedrola, l'autore de La collina, abbiamo quindi scritto una sceneggiatura e il progetto è partito".

Il film s'intitola Il giorno e la notte perché "in questa situazione di blocco la nostra percezione del tempo e anche dello spazio è stata sospesa". L'idea è partita da una domanda che Daniele Vicari si è posto nel corso di tutto il lockdown: "Restiamo a casa, ma che fine fa la relazione con l'altro?".

La storia racconta la vita di quattro coppie, interpretate da Dario Aita, Elena Gigliotti, Barbara Esposito, Francesco Acquaroli, Isabella Ragonese, Matteo Martari, Milena Mancini, Vinicio Marchioni e Giordano De Plano, che dopo un attacco chimico alla città di Roma sono costrette a restare chiuse in casa.

Gli attori hanno ricevuto a distanza le istruzioni dallo scenografo, dal costumista, dal direttore della fotografia e un piccolo kit per fare le riprese. Hanno poi anche fatto un training per imparare ad usare questi strumenti, costruendo un set a distanza visto che "l'attore è il dominus assoluto di questo film".

Vinicio Marchioni e Milena Mancini in Il Giorno e la notte
Vinicio Marchioni e Milena Mancini in Il Giorno e la notte
Vinicio Marchioni e Milena Mancini in Il Giorno e la notte
Vinicio Marchioni e Milena Mancini in Il Giorno e la notte

Anche noi, secondo Vicari, avevamo già fatto il nostro "training" per rimanere a casa. "Quando è arrivato il virus - dice-. Eravamo già preparati a rimanere chiusi dentro quattro mura. La chiusura all'inizio è stata vissuta addirittura con curiosità. C'era chi diceva che bello possiamo leggere i libri. Per i giornali e le televisioni questa crisi sembrava quasi un fatto di costume. Poi si è rivelata per quello che è: una terribile e terrificante tragedia. Dentro la tragedia però bisogna vedere il futuro perché altrimenti ci occupiamo solo dei funerali, che neanche si possono fare tra l'altro. Come avete fatto voi giornalisti, anche il mondo dello spettacolo deve cominciare a pensare nuove forme espressive".

E così Daniele Vicari non è stato fermo, ma ha creato questo film sull'impatto dell'isolamento da lockdown sui sentimenti, che uscirà in autunno: "Si spera al cinema, altrimenti sulle mille piattaforme disponibili".

Che pensa del futuro? "Cambieranno molte cose nel bene e nel male. Ci siamo resi conto dell'importanza della questione ambientale. Anche i cittadini più refrattari l'anno capito. Non è detto che ci sarà per forza un'evoluzione negativa. Tutto dipenderà da noi. Il cinema per esempio si è sempre evoluto attraverso la tecnologia e questo è il motivo per cui non muore mai. Il futuro è tutto da costruire, ma se lanciamo il cuore oltre l'ostacolo non saremo totalmente impreparati. Dobbiamo pensare il futuro e non si devono fermare completamente tutte le attività umane perché c'è un virus".

Vero, però intanto la scuola è ferma dai primi di marzo e non sappiamo ancora bene quando e come riaprirà.

"Bisogna risolvere dei problemi atavici delle nostre scuole che sono: la mancanza del personale e  l'adeguatezza degli spazi. Il virus pone dei problemi seri: cominciamo a occuparci di queste questioni ovvero gli ospedali, le scuole e i servizi. Smettiamo di parlare di cavolate e di riflettere sui desideri sessuali di questo o di quell'altro politico e occupiamoci dei nostri giovani e del futuro".